Politica

Conte ascoltato dal Giurì, voglio giustizia

Leader M5S presenta memorie, 40 volte il governo parlò di Mes

Redazione Ansa

 "Ho fiducia nel Giurì e voglio giustizia". Il leader del M5S Giuseppe Conte ostenta ottimismo quando, intercettato dai cronisti a Montecitorio, con decine di fogli sotto il braccio, esce dalla riunione del Giurì d'onore dove è stato ascoltato per circa un'ora e mezza. A chiedere la convocazione del Giurì (è la 33esima volta che accade nella storia Repubblicana), era stato proprio lui, in seguito alle accuse che il 13 dicembre gli aveva mosso dall'Aula del Senato Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio aveva detto che era stato Conte ad aver dato l'assenso alla riforma del Mes "contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani, senza metterci la faccia e con il favore delle tenebre". Con tanto di sventolio, nell'emiciclo di Palazzo Madama, di un fax che, a suo dire, avrebbe provato che l'assenso al Mes sarebbe stato dato addirittura "il giorno dopo le dimissioni del governo Conte, quando era in carica solo per gli affari correnti".

 

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Da sinistra il presidente del M5s Giuseppe Conte e la premier Giorgia Meloni

 

Dura era arrivata la risposta del leader M5S: "Sapete chi ha portato il Mes in Italia? Il governo Berlusconi nell'agosto 2011 e tu Giorgia Meloni eri lì come ministro, mentre io facevo ancora l'avvocato. Tu eri già lì a fare danni. Bugie su bugie". Quindi, Conte aveva chiesto che si convocasse il Giurì d'onore per dimostrare la falsità delle accuse mosse dalla premier. E, infatti, secondo quanto si apprende, per circa un'ora e mezzo, Conte avrebbe consegnato memorie su memorie ripercorrendo tutte le volte che il governo e lui in primis, in qualità di presidente del Consiglio, avrebbero parlato in Parlamento di Mes e di Unione bancaria e monetaria. In tutto, lui sarebbe intervenuto alla Camera e al Senato, tra comunicazioni e interpellanze, 14 volte. Numero che sarebbe lievitato a 30-40 volte se, ai suoi, si fossero sommati gli interventi dei ministri competenti nei due governi Conte: Giovanni Tria e Roberto Gualtieri.

"L'attività presso il giurì d'onore è secretata", ricorda il deputato 5 Stelle, "però come sapete - dice ancora rivolgendosi ai cronisti che continuano a interrogarlo sulla sua audizione - ho chiesto l'attivazione di questo Giurì d'onore perché ritengo che sia un istituto parlamentare di salvaguardia in ipotesi estreme" come lo sono le "affermazioni false e menzognere che oggettivamente offendono l'onore, non solo mio personale, ma anche del governo rispetto a tutta l'attività di confronto trasparente e puntuale fatta con il Parlamento". E il suo obiettivo è anche quello di non creare un precedente, perché lui vorrebbe che non si consentisse "a nessun parlamentare" ("Meloni è stata deputata non solo presidente del Consiglio") di venire in Parlamento "a ribaltare la realtà dei fatti". Il leader del M5S ha quindi parlato della "potenza mediatica" di "accuse gravi e offensive rilanciate da tutti i notiziari".

Il Giurì, che ora dovrà far luce sulla vicenda, è presieduto da Giorgio Mulè (FI) ed è composto da Alessandro Colucci di Noi Moderati, Stefano Vaccari del Pd, Fabrizio Cecchetti della Lega e da Filiberto Zaratti di Avs. E avrà tempo fino al 9 febbraio per riferire in Aula su quanto deciso. Nelle prossime ore sarà la volta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni ad essere ascoltata, fornendo la sua versione dei fatti. 
   

Video Conte: 'Ho fiducia nel Giuri' e voglio giustizia'

 

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