Tensione e ironia in Aula al Senato nel corso dell'esame sul disegno di legge Nordio. Tra l'illustrazione e il voto sugli emendamenti, tra voti segreti e abuso di ufficio, non sono mancati siparietti e battute al vetriolo che hanno coinvolto anche il presidente Ignazio La Russa.
A scatenare malintesi e malumori sono anche le 17 votazioni segrete: "Ringrazio per la collaborazione il capogruppo del M5s con cui abbiamo definito il numero", dice La Russa sempre parlando dalla poltrona della presidenza. La senatrice della Lega Erika Stefani però è convinta che ad averli chiesti sia stato il Pd e attacca: "La sinistra getta la maschera sull'abuso d'ufficio. Venti voti arrivati dall'opposizione bocciano l'emendamento a prima firma Scarpinato (M5s). Non a caso, il Pd aveva chiesto il voto segreto". "Non è vero niente" le risponde il capogruppo Francesco Boccia, "non abbiamo chiesto noi il voto segreto e su quell'emendamento avevamo dato parere contrario". Gli animi sono caldi e lo scontro, quand'anche in punta di fioretto, è sempre dietro l'angolo. Tito Magni di Avs temendo che La Russa ignori la sua richiesta di intervento dice: "Lei presidente è sempre un po' restio a guardare a sinistra, però ci siamo anche noi". "Non ho il torcicollo. - risponde La Russa - Guardo anche a sinistra, con fatica, ma...". Stesso trattamento tocca al dem Alfredo Bazoli che si rivolge alla presidenza facendo notare:"avevo alzato la mano per chiedere la parola, ma non si è accorto". Pronto La Russa risponde: "sa che alzare la mano può essere pericoloso?". Bazoli replica: "Ho alzato il pugno...".
Altro botta e risposta, riguarda proprio Roberto Scarpinato (M5s) mentre cerca di iniziare il suo intervento viene disturbato dai senatori del centrodestra. "Senatore si avvii alla conclusione", lo esorta il presidente del Senato cercando di riportare ordine in Aula. "Ma non ho ancora iniziato...", replica l'ex magistrato. "Se non si avvia, non arriva", taglia corto La Russa.