Oggi è il Giorno del ricordo, in memoria dei massacri delle foibe e dell'esodo istriano. Stamani celebrazioni a Trieste con Meloni e Tajani. Tentare di negare o minimizzare quanto accadde è "un affronto alle vittime e un danno alla coscienza" dell'Italia, ha detto ieri Mattarella.
"Nel Giorno del Ricordo il mio pensiero va ai Martiri delle Foibe e agli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia. L’Italia onora la memoria di chi fu vittima di quegli orrori disumani e non dimentica il dolore patito da chi fu costretto ad abbandonare la propria casa e la propria terra per amore dell’Italia". Queste le parole che la premier Giorgia Meloni ha scritto in un post su Istagram.
Una corona d'alloro è stata deposta dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nei pressi della grande foiba, a Basovizza, in occasione del Giorno del ricordo. Subito dopo è stato suonato il silenzio. La commemorazione solenne al monumento nazionale sul Carso triestino è iniziata con la cerimonia dell'Alzabandiera, alla presenza di un picchetto del Reggimento Piemonte Cavalleria 2/o; sono quindi stati resi gli onori ai martiri delle foibe. Oltre alla corona della presidenza del Consiglio, sono stati deposti gli omaggi della Regione Friuli Venezia Giulia e del Comune di Trieste, con il governatore sel Fvg, Massimiliano Fedriga e il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza; del presidente del comitato per i Martiri delle foibe e della Lega Nazionale, Paolo Sardos Albertini; dei rappresentanti delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Nell'area della cerimonia sono schierati i gonfaloni, tra gli altri, dei Comuni di Trieste e Muggia e della Regione Friuli Venezia Giulia. Sono inoltre esposte bandiere e labari delle rappresentanze legate agli esuli. Presente anche il vessillo della X Mas. Alla cerimonia assistono diversi studenti delle scuole.
"Un muro di silenzio e di oblio - un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità - si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell'imprigionamento se non dell'eliminazione fisica". Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la celebrazione del "Giorno del Ricordo", al Quirinale.
"La ferocia che si scatenò contro gli italiani in quelle zone non può essere derubricata sotto la voce di atti, comunque ignobili, di vendetta o giustizia sommaria contro i fascisti occupanti; il cui dominio era stato - sappiamo - intollerante e crudele per le popolazioni slave, le cui istanze autonomistiche e di tutela linguistica e culturale erano state per lunghi anni negate e represse", ha aggiunto. "Le sparizioni nelle foibe o dopo l'internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini. E persino partigiani e antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani, di battersi o anche soltanto di aspirare a un futuro di democrazia e di libertà per loro e per i loro figli, di ostacolare l'annessione di quei territori sotto la dittatura comunista".
Mattarella ha ricordato che il Giorno del Ricordo è stato votato a larghissima maggioranza in Parlamento. "Sono passati quasi ottant'anni dai terribili avvenimenti che investirono le zone del confine orientale e venti anni dall'istituzione del Giorno del Ricordo, deliberata dal Parlamento a larghissima maggioranza - ha affermato -. Giorno dedicato alla tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra".
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