"Un corteo che esclude le israeliane, le donne ebree, un corteo schierato che dimentica le donne stuprate, uccise, deturpate il 7 ottobre". La presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche, Noemi Di Segni, attacca il grande corteo transfemminista promosso da Non una di Meno e, come per il 25 novembre in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, è ancora scontro tra la Comunità ebraica e e le attiviste de movimento in vista della grande iniziativa per l'8 marzo.
Al centro della polemica il manifesto delle militanti transfemministe che, ancora una volta, in aperta solidarietà col popolo palestinese, reclamano "l'immediato cessate il fuoco su Gaza per fermare il genocidio, la fine dell'apartheid e dell'occupazione coloniale in Palestina" e condannano "il colonialismo e imperialismo nel mondo, dalla parte di chi resiste in Sudan, in Ucraina, in Congo, in Iran, in Rojava e ovunque".
Una piattaforma che sarà portata in piazza domani a a Roma, Torino, Milano e Firenze, oltre a tante iniziative in altre città. "Negare ciò che è accaduto alle donne israeliane il 7 marzo è antisemitismo", aggiunge Di Segni. E le donne israeliane oggetto della violenza insensata dell'attacco del 7 ottobre sono ricordate infatti dalla comunità in un sit a parte a Roma, proprio come avvenne il 25 novembre. La ministra Roccella si schiera con la Comunità e lancia la sua proposta: il 7 ottobre diventi il giorno contro il femminicidio di massa per ricordare appunto le tante israeliane massacrate, sequestrate, violentate da Hamas. "Non tutte le associazione sono dalla parte di Non una di meno e non tutte dimenticano la sorellanza", chiosa la ministra all'iniziativa della Comunità ebraica.
"Ignorate perché ebree israeliane. Non Una di Meno; Metoo; Telefono rosa; Differenza donna. Dove siete?" chiede una ragazza della Comunità ebraica che a Non una di meno dice: "Noi non manifestiamo contro un popolo, voi invece manifestate contro il patriarcato ma anche contro Israele e gli ebrei. Noi non giustifichiamo mai gli stupri e le torture, sono crimini contro l'umanità anche se compiuti contro di noi. Sono donne anche le ebree, le israeliane. Questa è la fine del femminismo italiano".
Una feroce polemica si scatena anche sui manifesti anti abortisti di Pro Vita e Famiglia. Mutuando il claim 'Non una di meno' l'associazione aggiunge 'ma per davvero, dalla parte di tutte le donne' accanto ad una donna incinta: il messaggio naturalmente è a favore delle nascite. "Vergogna", scrive in un tweet la coordinatrice della segreteria del Pd Marta Bonafoni. Replica Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus: "diamo voce a tre diritti delle donne ignorati dalla propaganda ufficiale, il diritto di diventare madri senza rinunciare al lavoro e a uno stipendio dignitoso, il diritto di non abortire a causa di difficoltà socio-economiche, il diritto di nascere e non essere abortite. Rispediamo al mittente gli attacchi isterici del Partito Democratico".