Una foto del sindaco con due parenti del boss di Bari vecchia; l'arrivo della commissione del Viminale che dovrà valutare eventuali infiltrazioni mafiose nel Comune; il centrodestra che, dalla stessa aula dove Antonio Decaro giorni fa aveva definito "un atto di guerra" l'invio della commissione, attacca: "giù le mani da Bari lo diciamo noi". E mentre la premier, Giorgia Meloni, difende l'iniziativa del ministro dell'Interno definendo "vergognose" e respingendo al mittente "le accuse di utilizzare politicamente" questo intervento che "non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento", il sindaco, al centro della bufera da giorni, si difende spiegando che le signore della foto non sapeva nemmeno chi fossero e ha dovuto consultare il parroco della città vecchia per scoprirlo: sono sì parenti del boss Capriati "ma non hanno nulla a che fare con il resto della famiglia".
Un'importante precisazione arriva da Michele Emiliano; il presidente regionale avalla le parole di Decaro che nega di essere stato presente all'incontro con la sorella di Capriati. "Se Antonio ha detto che non se lo ricorda, e non ricorda di esserci stato, è possibile che lui abbia ragione", ha detto al Tg1. Ma un giudizio critico arriva da Giuseppe Conte; "Non ho trovato l'aneddoto raccontato da Emiliano né divertente né edificante. Noi - ha precisato il presidente del M5s - siamo per la legalità e la trasparenza".
L'ennesima giornata tempestosa sulla città di Bari si è aperta con la rassegna stampa e la foto di Decaro con una sorella e una nipote del boss Tonino Capriati (da oltre 30 anni in carcere e membro di una famiglia numerosa con 11 fratelli e tanti nipoti). "Mi sono svegliato e ho trovato la mia faccia su alcuni giornali nazionali accostati al termine mafia - racconta Decaro - mi sono chiesto chi fossero le due donne nella foto e ho contattato le persone con cui ho lavorato sull'antimafia sociale e sul contrasto alla criminalità organizzata. L'ex comandante dei carabinieri di Bari Vecchia e poi l'ex dirigente della polizia di Stato e abbiamo avuto difficoltà a capire chi fossero. Ho chiamato quindi il parroco della cattedrale e abbiamo capito che sono due parenti del boss Capriati ma non hanno nulla a che fare con il resto della famiglia". "Non vedo perché - dice - si debbano ritrovare in una foto solo perché hanno chiesto al sindaco di fare una foto davanti a loro negozio, come mi capita ogni giorno decine di volte". Se lo chiedono anche Annalisa Milzi, e la madre Elisabetta (rispettivamente nipote e sorella del boss) che spiegano: era il giorno della festa del patrono san Nicola e il sindaco passava per i vicoli della città vecchia "gli chiesi: è possibile fare una foto? Lui ha risposto: assolutamente sì".
Al di là della foto, a Bari è stato il giorno dell'arrivo della commissione d'accesso del Viminale che valuterà ipotesi di infiltrazioni mafiose nel Comune dopo l'inchiesta della Dda che ha portato 130 arresti e ha svelato casi di voto di scambio politico-mafioso e la capacità dei clan di pilotare le assunzioni nella municipalizzata del trasporto pubblico Amtab. I commissari hanno incontrato il segretario generale e poi il sindaco che ha garantito "la massima collaborazione" degli uffici. E sulla commissione Giorgia Meloni ha rimandato al mittente "le accuse di utilizzare politicamente queste misure.
Noi non abbiamo fatto nessuna forzatura. Avremmo fatto una forzatura se non avessimo disposto un accesso ispettivo che sarebbe stato disposto nella stessa condizione per qualsiasi altro comune italiano".
Mentre la commissione era al lavoro, nell'aula consiliare era in corso la conferenza stampa del centrodestra - con, tra gli altri, il viceministro Francesco Paolo Sisto e il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato - che hanno posto al sindaco 11 domande chiedendogli di spiegare, tra l'altro, "come mai non si sia accorto di quanto avveniva all'Amtab" e perchè negli "ultimi otto anni da presidente nell'Anci non abbia mai fatto obiezione sui 137 accessi disposti dal Viminale" qualificando come "un atto di guerra quello di Bari".
In serata la risposta di Decaro: quanto ad Amtab, "ogni volta che sono emersi elementi con un possibile rilievo giudiziario, sono state fatte le opportune segnalazioni. Ho accertato che Michele Emiliano segnalò al procuratore della Repubblica dell'epoca la questione dell'assunzione di parenti di esponenti della criminalità organizzata, Parisi compreso".
Sulla vicenda è intervenuta anche la presidente della commissione antimafia, Chiara Colosimo che ha fatto riferimento all'aneddoto raccontato dal governatore Emiliano (e smentito da Decaro) sulla visita fatta anni fa ad una sorella del boss Capriati: "Le parole di Emiliano, vere, false o fraintese sono profondamente sbagliate - dice Colosimo - e sarebbe un atto di profonda maturità politica riconoscerlo trasversalmente dicendo che tutte le volte che uno subisce una minaccia, deve denunciare. Su cosa farà l'Antimafia - ha concluso - anche per eventuali audizioni sul tema, si esprimerà l'ufficio di presidenza".
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