È scontro tra maggioranza e opposizione sulla par condicio, ma anche tra le forze di governo non manca qualche distinguo. Alla vigilia dell'esame in commissione di Vigilanza del regolamento in vista delle elezioni europee dell'8 e 9 giugno il raggiungimento di un'intesa su un testo condiviso appare tutt'altro che scontata. Oggetto del contendere sono gli emendamenti presentati da Fratelli d'Italia, Lega e Noi Moderati, senza Forza Italia, che mirano a modificare alcune norme della bozza messa a punto dalla presidente della bicamerale Barbara Floridia, sulla base della delibera approvata dall'Agcom per le emettenti private. Floridia, la relatrice del regolamento sulla par condicio per le europee, ha proposto, nel corso della discussione nella bicamerale, di mantenere la sua bozza con riferimento all'articolo 4 sulle regole per i programmi d'informazione, superando le perplessità sull'emendamento relativo alle presenze dei rappresentanti istituzionali, che - secondo la proposta di modifica firmata da Fdi, Lega e Noi Moderati - non dovrebbero essere conteggiate qualora avvengano "su materie inerenti all'esclusivo esercizio delle funzioni istituzionali svolte".
Le modifiche proposte riguardano la necessità di garantire una puntuale informazione sull'attività di governo, l'eliminazione del criterio che pesa in maniera differente il tempo degli interventi in base alle fasce orarie di messa in onda e meno paletti sulle dirette dei comizi elettorali. In precedenti contese elettorali la messa in onda su Rainews degli eventi della maggioranza aveva provocato forti polemiche da parte dei partiti di minoranza.
"È un pacchetto di proposte irricevibile perché distorce il senso stesso della par condicio a uso e consumo di Giorgia Meloni e della sua maggioranza e vuole dare una 'impunità' preventiva a chi la viola - affermano in una nota unitaria i capigruppo d'opposizione in Vigilanza Rai -. È un modo subdolo per ribaltare le normali regole democratiche". Alla nota fa eco anche il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, sottolineando che il suo partito "non consentirà un simile scempio della libertà di informazione e della stampa. Faremo di tutto, dentro e fuori la commissione di Vigilanza, per impedire al governo e alla maggioranza di mettere in atto questo atto di insensibile arroganza". Tutte accuse che la maggioranza rispedisce al mittente.
"Credo che l'opposizione stia facendo disinformazione sulla par condicio - dice all'ANSA il capogruppo della Lega, Giorgio Maria Bergesio, che ha firmato gli emendamenti contestati -. Dobbiamo tutelare gli utenti, ma anche chi ha dei ruoli politici o di governo, altrimenti mettiamo un bavaglio generalizzato. È corretto distinguere l'attività di governo da quella parlamentare". Sulla stessa linea l'altro firmatario Maurizio Lupi di Noi Moderati. "La verità è che la sinistra vorrebbe imbavagliare l'intero esecutivo", afferma, assicurando che la maggioranza voterà tutti gli emendamenti presentati. Da Forza Italia, Maurizio Gasparri invita, però, a "trovare una mediazione che non vada oltre la legge". "La maggioranza - spiega all'ANSA - non può essere cancellata perché viene dato spazio al governo". L'illustrazione degli emendamenti è prevista in una prima riunione in programma alle 12 e non è escluso che qualcuno venga giudicato inammissibile dall'ufficio legale della bicamerale.
Poi, in serata, dalle 20 si dovrebbe procedere con il voto su un testo frutto di compromesso, oppure su quello modificato dalla maggioranza. Forza Italia non ha però firmato gli emendamenti degli altri partiti di governo e la scelta - secondo esponenti dell'opposizione - sarebbe legata al fatto che la Lega ha una rappresentanza "più pesante" a livello governativo rispetto agli alleati e quindi sarebbe avvantaggiata da un'informazione istituzionale più ampia. Le norme sulle fasce orarie, inoltre, non sarebbero gradite alle emittenti, che le troverebbero anche di difficile applicazione. In ogni modo uno degli emendamenti della maggioranza propone di sopprimere questo criterio, che l'Agcom ha specificato di aver inserito in ossequio alle sentenze in materia, e l'eventuale sua approvazione porrebbe il tema di una modifica della delibera dell'Autorità, a meno di accettare la singolare situazione di una normativa differente per la Rai e per le tv private.
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