Il Documento di economia e finanza è "una scatola chiusa" e "tra una tantum da confermare, nuovo patto di stabilità e una crescita che sarà significativamente inferiore rispetto a quella preventivata, la prossima manovra di bilancio parte, a essere ottimisti, da meno 25 miliardi, solo per confermare le misure in essere e non cambiare nulla". Così il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, dopo il via libera del Cdm, chiedendo tra l'altro "garanzie" sul taglio del cuneo fiscale: si crea, sostiene, "una situazione di grave incertezza per 17 milioni di lavoratori, che nel 2025 potrebbero perdere 100 euro al mese".
"La linea del governo - prosegue il segretario confederale della Cgil - è nota, ribadita chiaramente e a più riprese dalla presidente del Consiglio: piuttosto che andare a prendere i soldi dove ci sono, attraverso la lotta all'evasione, la tassazione di extra profitti, rendite, grandi patrimoni, e una maggiore progressività fiscale, meglio tagliare la spesa pubblica". Per Ferrari, "ecco spiegata la reticenza del Documento di economia e finanza. Per non ammettere che, senza cambiare profondamente le politiche economiche e sociali, non ci saranno risorse per confermare il taglio della decontribuzione, l'accorpamento dei primi due scaglioni Irpef, per rinnovare i contratti del pubblico impiego, per sostenere una sanità pubblica ormai a rischio collasso, per una vera riforma previdenziale, si fotografa una situazione statica, evitando di anticipare le scelte dell'esecutivo. La ragione ufficiale è che bisogna aspettare l'approvazione definitiva del nuovo Patto di stabilità, quella reale - sostiene ancora - è che vogliono aspettare le elezioni europee, rimandando le pessime notizie a dopo il voto". "Si tratta, inoltre, di un inaccettabile deficit di informazione verso i cittadini, che invece dovrebbero potersi recare alle urne, consapevoli degli orientamenti del governo per la manovra finanziaria del prossimo anno. Si è deciso di procedere con misure provvisorie su decontribuzione, fisco e lavoro, si è subito avallato il ritorno dell'austerità in Europa, adesso - conclude Ferrari - ci si assuma almeno la responsabilità di spiegare agli italiani cosa li aspetta nell'immediato futuro".
"Le previsioni di crescita del Pil per il 2024 contenute nel Def appena approvato appaiono prudenti - forse anche deludenti - ma realistiche: il documento prende atto dell'attuale fase difficile, pesantemente condizionata dalle tensioni internazionali e dai loro effetti sull'economia". Così Confesercenti, sottolineando come, vista la mancanza di margini, "bisogna selezionare gli interventi, puntando su quelli che possono portare maggiore beneficio. Tra questi, ci sembra fondamentale rinnovare anche per il 2025 il taglio del cuneo". Apprezzando le assicurazioni del ministro Giorgetti, Confesercenti spiega che "il taglio è una misura di sostegno apprezzata dalle famiglie ed efficace per dare una spinta ai consumi e al Pil". Con una conferma dei provvedimenti anche nel 2025 la spesa delle famiglie, secondo le stime dell'associazione, aumenterebbe dello 0,7% con un Pil in crescita dell'1,1%. "Un aumento che permetterebbe di riavvicinare, dopo ben 18 anni, i livelli dei consumi che si registravano prima della grande crisi finanziaria internazionale del 2007-2008. Senza taglio del cuneo, invece, le dinamiche positive rischiano di venire meno: in questo caso le simulazioni Confesercenti-Cer mostrano che l'incremento dei consumi si abbasserebbe allo 0,2%, quello del Pil allo 0,8%", conclude.
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