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Il Consiglio Stato dà ragione alla Campania, ok ai fondi di coesione

'Il ministero obbligato a fare un accordo'. La Regione aveva fatto ricorso. De Luca, 'straordinaria vittoria'. Fitto, 'incomprensibili reazioni festanti'

Vincenzo De Luca

Redazione Ansa

"Straordinaria vittoria". Vincenzo De Luca esulta per la sentenza del Consiglio di Stato che sancisce l'obbligo, per il ministero guidato da Raffaele Fitto, di stipulare anche con la Campania l'accordo di coesione - già concluso con la maggior parte delle Regioni - che consentirà di erogare fondi per 6 miliardi di euro.

 

Risorse la cui assegnazione il governatore sollecita da mesi, con una querelle politica - poi approdata nelle aule di giustizia amministrativa - che lo ha contrapposto con durezza prima al ministro, poi alla stessa premier Meloni.

"Risultano incomprensibili le reazioni festanti", replica lapidario il ministro della Coesione. "La sentenza, che pure contiene alcuni 'elementi singolari', non modifica in alcun modo l'iter di definizione dell'accordo", precisa Fitto.

La Campania si era già rivolta al Tar, ottenendo una decisione positiva confermata oggi, dopo il ricorso del ministero, dal Consiglio di Stato. Per i giudici "l'obbligo del ministero sussiste anche quando la legge dispone che vada concluso un accordo con carattere paritario e bilaterale, in quanto tale meccanismo presuppone una attiva e leale cooperazione tra lo Stato e la Regione, che deve comunque condurre alla definizione, da parte dello Stato, del procedimento di assegnazione delle risorse". Il ministero avrà 45 giorni per concludere il procedimento e prendere posizione sulla sussistenza di tutte le condizioni richieste dalla legge.

Commenta De Luca: "Il Consiglio di Stato ha confermato pienamente le tesi della Campania e stabilisce l'inaccettabilità delle procedure messe in campo dal governo. È il risultato della battaglia di civiltà e di dignità condotta da centinaia di sindaci, amministratori, semplici cittadini. Ci si augura che a questo punto sia terminata la vergognosa catena di pretesti, di dilazioni, di ritardi strumentali".

Di recente Fitto aveva assicurato di voler chiudere l'intesa con la Campania entro giugno, negando l'esistenza di un contrasto con De Luca: "Lo scontro si fa in due, io non ho mai partecipato". Ma il gelo è apparso più che evidente, dai ripetuti attacchi personali del governatore al ministro fino alla manifestazione dei sindaci campani organizzata da De Luca a Roma a febbraio, con il duro commento della premier ("Se invece di fare le manifestazioni ci si mettesse a lavorare forse si potrebbe ottenere qualche risultato in più") e il famigerato insulto finale di De Luca a Meloni.

Dopo la manifestazione Fitto ha scritto ai sindaci campani per attribuire a ritardi della Regione la mancata stipula dell'accordo, ricevendo una querela per diffamazione da De Luca. Poi l'ulteriore chiosa della premier: "Se uno guarda l'utilizzo dei Fondi di coesione in Campania trova la festa del fagiolo e della patata, la rassegna della zampogna, la festa del caciocavallo. Mi chiedo se queste siano le priorità".

Dal canto suo invece la Campania lamenta, a causa dei ritardi, la mancata apertura di cantieri per importanti opere pubbliche, tra cui quelle per la viabilità nei Campi Flegrei, e la difficoltà nel programmare importanti iniziative culturali, cominciando dal Festival di Giffoni. I costruttori di Ance Campania parlano di battaglia "vinta dal governatore e clamorosamente persa da Fitto", al quale chiedono di sbrigarsi: "Altri ritardi determinerebbero ulteriori danni per le imprese".

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