Un buon punto di partenza dal quale avviare un confronto sincero per arrivare ad una condivisione bipartisan, a larga maggioranza, per evitare anche lo scoglio dell'eventuale referendum. Giuristi ed esperti si schierano a favore della riforma della giustizia approvata oggi dal consiglio dei ministri, seppur avanzando qualche perplessità in vista del tortuoso iter parlamentare.
Si dice "complessivamente favorevole" Marco Boato, padre della bozza di riforma della giustizia che porta il suo nome e datata 1997. Gli albori della discussione sulla separazione delle carriere, poi più volte naufragata con il passare dei governi. "Oggi siamo arrivati ad un approdo al quale, pur essendo uomo di centrosinistra, sono favorevole - spiega all'ANSA -. Anche nella mia proposta dell'epoca c'era una corte di giustizia, formata però da 9 membri. Sono favorevole anche all'ipotesi di due Csm".
L'ex relatore di quella che all'epoca era la bicamerale sul sistema delle garanzie lancia però un avvertimento all'Anm, che già allora "fece una guerra spietata" nei suoi confronti. "Bisogna ricordarsi che l'Anm non è un'organizzazione istituzionale ma un sindacato dei magistrati, che ha ovviamente tutti i diritti di esprimere le proprie opinioni - spiega Boato -, ma poi è il parlamento che fa le riforme, non il sindacato".
"Affermare che con la separazione delle carriere si sottopone il pm al potere dell'esecutivo - chiosa - è una panzana gigantesca. La proposta Nordio ribadisce che tutta la magistratura è autonoma e indipendente da ogni altro potere. C'è una garanzia costituzionale su tutta la magistratura". L'ex parlamentare, infine, auspica che la riforma possa passare attraverso un serio confronto tra le forze politiche e "che possa essere approvata a larghissima maggioranza", superando quei due terzi in seconda lettura che scongiurerebbero il referendum. "L'opposizione - dice - accetti il confronto e il governo, dal canto suo, sia aperto al dibattito".
Parzialmente soddisfatto è anche il giurista, ed ex presidente della corte Costituzionale, Cesare Mirabelli. "La riforma - evidenzia - è un buon punto di partenza sul quale lavorare. Uno snodo fondamentale è quello di garantire l'equilibrio tra le parti e l'indipendenza dei pubblici ministeri". Qualche dubbio, invece, sulla proposta di due Csm distinti. "Non vorrei che questo rischi di rafforzare invece che indebolire la corporatività del pubblico ministero - spiega - Per questo dico che il testo è un buon punto di partenza ma vanno valutate con attenzione gli aspetti critici, senza chiudersi a riccio, né nella maggioranza né nell'opposizione".
Prendendo spunto dalla proposta dell'Alta Corte, il giurista, infine, lancia anche la proposta di estendere la giurisdizione anche "a tutte le magistrature, Consiglio di Stato, Corte dei Conti e magistratura tributaria".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it