Se e come andare avanti. Nelle 36 ore successive al voto la riflessione silenziosa di Giuseppe Conte ha ruotato attorno a questi due interrogativi cruciali. E durante l'assemblea dei gruppi convocata in tarda serata lancia la carta a sorpresa, una costituente per rivedere le regole. Ma avverte:non intendo nascondere la responsabilità per la sconfitta ed offro la "disponibilità a mettermi per primo in discussione", addirittura a farsi da parte se la comunità dovesse ritenere che la sua guida "possa oggi rivelarsi un ostacolo" agli obiettivi e al perseguimento dei valori M5S.
"Credo sia venuto il momento di costruire una grande assemblea collettiva, "un'assemblea costituente", con la partecipazione di tutti gli iscritti, in presenza e da remoto: ha spiegato poi il leader .
"Sarà questa la sede - ha detto il presidente pentastellato - per discutere insieme del miglioramento delle regole e per definire le modifiche che riterremo necessarie". Il Movimento 5 stelle è uscito azzoppato dalle elezioni europee, più che doppiato dai nemici-amici del Pd. E il risultato, inaspettatamente basso anche per lo stato maggiore del Movimento, ha generato fibrillazioni e tensioni tra eletti e attivisti. Tanto da evocare lo spettro delle dimissioni del leader: uno scenario che se qualche pentastellato - rigorosamente a microfoni spenti - auspica, la maggioranza teme: "Non si andrebbe avanti senza di lui, non c'è nessuno all'altezza che possa sostituirlo", il refrain tra i deputati. Conte, che ha annunciato sin da subito una seria "riflessione interna" sull'esito elettorale, non l'avrebbe escluso tout court per senso di responsabilità. Ma prima di incontrare i suoi parlamentari ha anche cercato di sdrammatizzare con una battuta: "dimissioni sul piatto?, sì, della cena...", ha detto.
Nel corso della riunione di deputati e senatori convocata alla Camera ha comunque esplicitato il concetto che che non è attaccato alla poltrona ma che ogni momento di crisi può trasformarsi in un momento di maturazione, se affrontato rimanendo uniti. Dunque - scommettono i più - non abbandonerà la nave, discuterà delle scelte fatte, ascolterà anche le eventuali critiche e cercherà una sintesi, per rilanciare il Movimento. Se sarà possibile. Ma quel 9,9% alle urne ha suscitato inevitabili malumori e veleni interni. In casa 5s si riflette sull'opportunità di aver candidato volti poco noti, a discapito di quei 'big' messi fuori gioco dal limite del secondo mandato.
Ma anche sul rapporto con il Pd e con gli altri partiti di opposizione. Come spesso accade, nei momenti di crisi, la tentazione è, poi, guardare al passato: al Movimento delle origini, alle vecchie glorie come Alessandro Di Battista, a Beppe Grillo (invocato senza mezzi termini dall'ex ministro Danilo Toninelli che ha accusato Conte di essere un "tecnico" che "non sa emozionare"), o anche ad una nuova leadership. Magari, questa volta, al femminile. In questo caso, i nomi ricorrenti sono due: l'ex sindaca di Torino Chiara Appendino e l'ex inquilina del Campidoglio Virginia Raggi, la grande esclusa dalle ultime tornate elettorali proprio per il vincolo dei due mandati. Raggi o non Raggi, il tema della ricandidabilità potrebbe essere presto sollevato.
"E in questo caso Conte non avrebbe problemi a parlarne - dice chi lo conosce bene - A dire il vero, è una regola cara più a Beppe Grillo che a lui". Ma difficilmente qualcosa cambierà nell'immediato. Intanto, un possibile addio di Conte è vissuto come uno psicodramma dalla maggior parte degli eletti. Tanto che più di uno si affretta a chiarire che in discussione non c'è la leadership dell'avvocato del popolo' e che l'assemblea dei gruppi non si trasformerà in un processo a lui. "Faremo una riflessione approfondita su questa tornata elettorale, ma Giuseppe Conte è una risorsa troppo preziosa per la politica italiana Ci rialzeremo anche stavolta, con ancor più motivazione", fa sapere la deputata siciliana Daniela Morfino. "Rifletteremo su come migliorare, ma la leadership di Giuseppe Conte non è in discussione", le fa eco la senatrice Elisa Pirro.
"Il risultato di queste elezioni ci consegna l'obbligo di una profonda riflessione interna", ma "Conte rimane saldamente alla guida del M5s", taglia corto anche Vittoria Baldino. Nel caos post-elettorale, c'è chi rilancia la possibilità di un nuovo nome e di un nuovo simbolo per i pentastellati, ma l'ipotesi non trova riscontro. Di Battista, tra i pionieri del Movimento ormai fuoriuscito da tempo, è tranchant nell'analisi del voto: il M5s "si è dimezzato rispetto a 5 anni fa" e "la mia sensazione è che il problema principale sia politico". Dibba punta il dito contro "l'abbraccio mortale col Pd", di cui è stato sempre un detrattore. Di certo, nella costruzione dell'alternativa a Giorgia Meloni, il M5s di oggi dovrà ripensarsi anche nel rapporto con i dem.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it