No all'ampliamento della non punibilità in materia di suicidio assistito, ma piuttosto potenziamento delle cure palliative. È la posizione dell'Avvocatura dello stato che si è costituita in rappresentanza della presidenza del Consiglio davanti alla Corte Costituzionale.
La posizione è emersa dalla relazione introduttiva svolta dai giudici relatori in apertura dell'udienza di oggi alla Corte di Costituzionale sul suicidio. Gli avvocati Ruggero Di Martino e Gianna Maria De Socio parleranno nel pomeriggio alla ripresa dell'udienza dopo la pausa.
La Corte Costituzionale è chiamata ad esprimersi per la seconda volta, dopo il caso di Dj Fabo, sul "suicidio medicalmente assistito".
Questa volta la questione di legittimità costituzionale riguarda un'interpretazione più ampia delle indicazioni della stessa Consulta che proprio nel caso di Dj Fabo stabilì che, per poter accedere legalmente all'aiuto medico alla morte volontaria, il malato deve essere dipendente - tra le altre cose - da trattamenti di sostegno vitale.
Non era così per Massimiliano, 44 anni, toscano affetto da sclerosi multipla, accompagnato in Svizzera con una disobbedienza civile di Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese. E proprio contro questa "interpretazione ampliativa" si è costituito il governo alla Consulta: se fosse confermata dalla Corte Costituzionale una interpretazione restrittiva, Cappato, Maltese e Lalli rischiano una condanna fino a 12 anni di carcere. A sollevare la questione è stato il gip di Firenze dopo che i tre, nel 2022, si autodenunciarono.
"Abbiamo aiutato Massimiliano perché lo ritenevamo fosse nostro dovere farlo per aiutarlo a interrompere una situazione di tortura a cui era sottoposto. Se tornassimo indietro lo rifaremmo per lui e per tutte le persone che sono nelle sue condizioni" . Lo ha detto Marco Cappato dell'associazione Luca Coscioni, a margine dell'udienza pubblica alla Corte Costituzionale ."Il governo ha voluto costituirsi in questo giudizio con una linea con la quale discenderebbe un'applicazione tale da esporci a una condanna da 5 a 12 anni - ha aggiunto Cappato - Noi andremo avanti finché questo diritto non sarà stabilito in questo Paese".
"Oggi non è in discussione il diritto a morire, ma la discriminazione esistente tra diversi malati sul suicidio assistito. Il diritto a morire cambia in base al trattamento di sostegno vitale". Lo ha detto l'avvocata Filomena Gallo, tra i legali della difesa di Marco Cappato, Felicetta Maltese e Chiara Lalli. "L'aiuto al suicidio assistito non è solo uno strumento per alleviare le sofferenze fisiche e psichiche ma consente di congedarsi dalla vita come si ritiene dignitoso" ha aggiunto. Per Gallo, anche "l'assistenza continua è un sostegno vitale".
"La Corte - prosegue - è chiamata a pronunciarsi di nuovo sul diritto a congedarsi dalla vita, in assenza di una disciplina legislativa. Si tratta di casi di malattie degenerative e incurabili. Non chiediamo che la cintura di protezione della vita diventi evanescente, ma di definire l'area di non punibilità".
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