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Referendum: dal quesito al quorum, ecco le procedure

Una legge attuativa del 1975 definisce i passaggi per convocarlo

Un'urna per una votazione in una foto di archivio

Redazione Ansa

   Il referendum abrogativo di una legge ordinaria, come quella sull'autonomia differenziata, deve superare una serie di requisiti prima di poter essere convocato, come la raccolta di 500 mila firme di cittadini, e deve superare nelle urne il quorum di almeno il 50% più uno degli elettori aventi diritto. E' stata una legge attuativa del 1975 a definire tutti i passaggi per convocarlo.

    Il primo passo è depositare in Corte di Cassazione, dall'1 gennaio al 30 settembre di ogni anno, il quesito esatto su cui i promotori di un referendum abrogativo intendono raccogliere le firme. La Costituzione prevede che esso possa essere richiesto anche da cinque Consigli regionali, che nel caso dell'autonomia differenziata, potrebbero essere le cinque regioni governate da Pd e M5s (Emilia Romagna, Toscana, Sardegna, Campania e Puglia).

    Dopo il deposito del quesito parte la raccolta delle 500mila firme necessarie a chiedere il referendum, che devono essere autenticate o da un notaio o da un giudice di pace o da un cancelliere del tribunale o dal segretario comunale. E' organizzativamente la parte più difficile, che richiede una struttura che poche organizzazioni hanno (es i sindacati), tanto è vero che alcune richieste di referendum sono naufragate su questo scoglio.

    Entro il 30 settembre le firme devono essere depositate in Cassazione, che ne fa il conteggio e controlla che siano state raccolte secondo i requisiti richiesti. Nel caso dell'autonomia, il quesito verrà chiesto ai primi di luglio, quindi i giorni per raccogliere le firme saranno meno di 60. Di qui la richiesta al governo di attivare la piattaforma per le firme on line, prevista da una legge varata dal governo Draghi.

    Se le firme sono in numero sufficiente la Cassazione trasmette il quesito alla Corte costituzionale che entro il 20 gennaio convoca la Camera di consiglio per decidere se sia ammissibile. Non è ammesso il referendum su leggi tributarie e di bilancio, su amnistia e indulto, sui trattati internazionali.

    Se la Consulta ammette il quesito il governo convoca il referendum che si celebra una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno. Qui si presenta l'ultimo grande ostacolo, il superamento del quorum del 50% degli elettori, reso ancora più impervio dalla presenza nelle liste elettorali di 4,7 milioni di italiani residenti all'estero (sui 50 complessivi), che disertano le urne dei referendum. 

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