Smorzare, minimizzare. Non alimentare polemiche né tantomeno aprire fronti con Bruxelles, mentre sta per entrare nel vivo la delicata trattativa per la nuova Commissione.
Non sono molte le voci nel centrodestra che commentano gli eventi di giornata: né le parole di Sergio Mattarella né il report europeo sullo stato di diritto, non proprio tenero con Roma.
Silenzi che coprono imbarazzi, attacca l'opposizione. Ma "il dialogo è costante" e lo strumento "utile", gettano acqua sul fuoco dall'esecutivo, ricordando che il report Ue è esercizio annuale, che "cinque delle sei raccomandazioni" sono "esattamente identiche" a quelle dei due rapporti precedenti e che alcune critiche non si possono attribuire "direttamente alla Commissione" ma ad associazioni o Ong che come tali vanno prese, cioè "opinioni di parte".
Tra le file della maggioranza a sposare la necessità di una riforma dell'editoria sollecitata dal Capo dello Stato - unico punto su cui si esprimono gli alleati - arrivano il sottosegretario che ne ha la delega, Alberto Barachini e il presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone. Mentre sulle carceri, osservano i meloniani, l'esecutivo sta già agendo attraverso il decreto ad hoc all'esame del Senato, che l'azzurro Pierantonio Zanettin si augura sia "utile contro l'affollamento". Quella di Mattarella, è il tam tam in Transatlantico, "è una guida autorevole", che "si ascolta e non si commenta".
Più articolato il pensiero che il governo esprime sul report europeo (però evita accuratamente di entrare nel merito delle questioni poste, dalla libertà di stampa alle riforme fino all'abuso d'ufficio), nelle ore in cui si cerca di trovare una soluzione per approvare venerdì il ddl concorrenza con la riforma delle concessioni autostradali. E soprattutto mentre si attende la lettera con cui Ursula von der Leyen chiederà ai governi di ufficializzare i nomi per il nuovo esecutivo europeo.
Il candidato in pectore rimane Raffaele Fitto, esperto frequentatore dei palazzi europei e con rapporti che ha avuto modo di stringere ancora di più nei due anni da ministro incaricato, tra l'altro, degli Affari europei. A Roma riunisce un pacchetto di deleghe pesanti, che Giorgia Meloni vorrebbe replicare a Bruxelles. I portafogli cui si guarda sono sempre quelli economici, che fanno gola a tutti, come ha fatto capire anche la Grecia sottolineando che certo, il commissario al Mediterraneo è importante ma "non alzo la mano" per chiederlo, come ha detto il primo ministro Kyriakos Mitsotakis.
Coesione, Bilancio e Pnrr, meglio ancora se combinati insieme, sono le deleghe cui guarda l'Italia. E se certo, andrà indicato anche un nome femminile, le valutazioni a Palazzo Chigi sono tutte sul piano A, su come, e quando, sostituire eventualmente Fitto. Tanto che ci sarebbe una nuova ipotesi che si sta facendo strada per mantenere il controllo sul dossier cruciale che gestisce il ministro pugliese: il Pnrr, è l'idea che si sta esplorando in queste ore, potrebbe ritornare di competenza del Mef (come era al suo avvio, con il governo Draghi) ma sarebbe accompagnato dalla nomina di un sottosegretario ad hoc. Posti vacanti da sottosegretari ce ne sono due, dopo gli addii di Augusta Montaruli prima e di Vittorio Sgarbi in primavera. E via XX settembre da tempo starebbe chiedendo un esponente in più, per fare fronte alla densa attività parlamentare. Per ora però sarebbero solo ragionamenti, anche perché di una eventuale sostituzione non si parlerà prima dell'autunno.