Politica

Giorgetti e Gentiloni, frecciate su Patto Ue e Pnrr

Il ministro: 'No a piani stile Urss'. Il Commissario: 'Occhio al debito'

Redazione Ansa

  La legge di bilancio entra nel vivo, la Banca d'Italia ha appena lanciato un appello sul debito e l'Italia deve inviare il suo piano strutturale a Bruxelles fra poche settimane. Ma al meeting di Rimini non si parla di manovra: va in onda un 'botta e risposta' fra il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e il Commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni sul Pnrr. "Potrei riempirvi di titoli di piani e progetti Pnrr sulla formazione che ricordano i piani quinquennali dell'Unione sovietica, scusate la battuta", dice il ministro. Che poi rincara parlando del nuovo Patto Ue che costringe a un'ottica "di corto respiro" mentre invece secondo Gentiloni dà "l'impulso a lavorare sul medio e lungo periodo" con il debito dell'Italia che "a differenza di quello greco non ha ancora imboccato come deve imboccare nei prossimi dieci anni una via sicura di graduale riduzione".


Uno scambio di frecciate puntute che vivacizza il cattolico 'Meeting per l'amicizia fra i popoli' e comincia nel dibattito 'Il primo capitale dell'impresa è la persona', dove Giorgetti, ultimo a intervenire, precisa che "il primo capitalista dell'impresa è l'imprenditore", "la cui scintilla alimenta l'economia". Non c'è, nell'intervento del ministro, riferimento diretto alla legge di bilancio né alle parole del governatore di Bankitalia Fabio Panetta sulla spesa per interessi del debito pari a quella per l'scuola e università, che sono due temi che attraverso l'intera kermesse di Rimini.
Arriva, invece, dal ministro una serie di osservazioni sull'Unione europea che arrivano dopo il voto Ue dove le forze euroscettiche non hanno sfondato, e a una settimana dal termine in cui i governi sono chiamati a inviare i loro nomi per la nuova Commissione. Sul "mitico Pnrr", osserva Giorgetti che da tempo chiede una proroga della scadenza oltre il 2026 e che a luglio aveva definito "politica keynesiana all'amatriciana".


Sulla riforma del Patto di stabilità, dove Giorgetti aveva rivendicato il successo di aver incluso la possibilità di allungare a sette anni i tempi di aggiustamento dei conti pubblici per i Paesi che rispettano i tempi del Pnrr, ma "il pensiero lungo non è adeguatamente valutato e ci costringe a decisioni di politica di bilancio inevitabilmente di corto respiro". Su Industria 5.0, dove - dice il ministro - "abbiamo fatto un'enorme fatica" per estendere l'ambito di applicazione "rispetto ai diktat di Bruxelles".


Ci prova, Gentiloni, a prendere alla larga le domande dei giornalisti sui tiri di fioretto del ministro con cui "la collaborazione è sempre stata ottima". "Che il Pnrr sia fatto di interventi sovietici mi pare una battuta, del resto conosco bene il ministro Giorgetti e le sue battute", prova a stemperare Gentiloni. Ma non riesce a schivare il merito degli argomenti sollevati da Giorgetti: con gli eurobond per finanziare il Pnrr l'Unione "ha attraversato il Rubicone" e con 190 miliardi di risorse "l'Italia ne é il principale beneficiario".

Piuttosto - è la contro-frecciata di Gentiloni, il cui mandato scade fra poche settimane - "se non riuscissimo a spendere questi quattrini, attuare questi investimenti, allora ci sarebbe un problema di burocrazia, ma da parte nostra (delle autorità italiane, ndr), non da parte di chi ha immaginato i progetti, cioè i governi italiani e chi li ha autorizzati, cioè la Commissione Europea". Il nuovo Patto Ue - replica poi Gentiloni - è "un piano pluriennale di quattro o addirittura sette anni che i diversi Paesi devono presentare alla Commissione nelle prossime settimane, cioè adesso. Quindi penso che sia una prospettiva di lungo periodo".


Sullo sfondo resta, senza riferimenti diretti, una manovra da 25 miliardi, con la caccia a 15 miliardi da trovare per stare dentro il percorso concordato, e dove i lavori entrano nel vivo subito dopo Rimini. E anche qui, Gentiloni disfa la narrazione di un'Italia che cresce più degli altri: ""non mi metterei a fare grandi elucubrazioni sulla differenza tra la crescita in Italia (0,2% nel secondo trimestre, ndr) e la crescita in Francia (0,3%, ndr), perché sono veramente molto simili". Ma, soprattutto, usa parole sul debito che sollevano un interrogativo sulla traiettoria dei 3.000 miliardi di passivo tricolore, che il Def vede in rialzo fino al 2026 (a un soffio dal 140%) prima di tornare a scendere. 

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