Politica

Il premierato via dai radar della Camera, va al 2025

La capigruppo non inserisce il ddl nel calendario fino a novembre

Elisabetta Casellati

Redazione Ansa

   Il ddl Casellati sul premierato non approderà in Aula della Camera nel prossimo trimestre. Una decisione presa dalla Conferenza dei capigruppo di Montecitorio, chiamata a predisporre il calendario dei lavori sino a novembre. Tale scelta potrebbe comportare uno slittamento al 2025, visto il complesso calendario di dicembre.

Ad essere colti di sorpresa sono stati più i gruppi di opposizione, che immaginavano un iter accelerato da parte della riforma cara a Fdi e alla premier Meloni, anche perché nel documento con le priorità del governo per il trimestre trasmesso lunedì a Montecitorio il ddl era indicato. A Palazzo Chigi, invece, si è preferito mettere in sicurezza il provvedimento rispetto alle tensioni e alle polemiche che potrebbero manifestarsi sulla manovra durante la sessione di bilancio.

    "Il premierato è scomparso dai radar" ha detto ai cronisti al termine della conferenza dei capigruppo la presidente dei deputati del Pd, Chiara Braga. Parole giustificate dal fatto che il governo, con il ministro Luca Ciriani, non aveva fatto alcuna richiesta di inserire il ddl nel programma trimestrale dell'Aula. E questo benché il documento trasmesso alla Camera appena 48 ore prima in vista della capigruppo indicasse come priorità per fine novembre sia il premierato che la separazione delle carriere. Entrambe le riforme sono all'esame della commissione Affari costituzionali della Camera.

    "Se ne parlerà l'anno prossimo, forse" ha pronosticato la capogruppo di Avs Luana Zanella. In effetti non è escluso che a dicembre ci siano pochi spazi in Aula, dato che - stando ai precedenti anni - ai primi di dicembre l'Assemblea di Montecitorio potrebbe essere impegnata negli ultimi passaggi della legge di Bilancio, prima di inviarla al Senato; inoltre altre sedute dovranno essere dedicate ai decreti, che il governo continua a sfornare a ritmi elevati.

    Gli esponenti della maggioranza non ci vedono invece nulla di inaspettato. "La Commissione - osserva Alessandro Urzì, capogruppo di Fdi in Affari costituzionali - sta ancora svolgendo le audizioni su entrambe le riforme a settimane alterne". "Con le audizioni arriveremo a metà ottobre" chiosa Igor Iezzi, capogruppo della Lega in Commissione. "A quel punto si aprirà la fase degli emendamenti - aggiunge Urzì - e procederemo senza forzature dei tempi". "L'auspicio - commenta Federico Fornaro (Pd) - è che questo tempo sia utilizzato dalla commissione per un approccio dialogante alla riforma e che il testo possa essere emendato".

    I tempi più dilatati d'esame in Commissione non solo mettono al riparo la riforma dalle tensioni che riguarderanno la manovra, ma consentono al governo di ragionare sui margini di modificazione del testo e sulla legge elettorale, su cui restano profonde le divisioni tra Fdi e Lega, con la prima che punta i piedi su un sistema a turno unico.

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