La sintonia c'è. Nonostante i distinguo, scontati, sull'utilizzo delle armi occidentali da parte di Kiev, la prima visita in Italia di Keir Starmer certifica che la distanza politica tra i due governi non intacca la "collaborazione estremamente solida" che Giorgia Meloni aveva inaugurato con "l'amico" Rishi Sunak.
E potrebbe anzi cementarsi proprio sul dossier più controverso, quello della gestione dei migranti. Il primo ministro laburista è venuto a Roma, per sua stessa ammissione, per studiare il modello italiano e non solo il progetto Albania che "ancora deve partire" ma anche la strategia che punta a fermare le partenze e le "tecniche" di monitoraggio del fenomeno migratorio. Starmer, nella capitale italiana già da domenica sera dopo aver visto la partita Arsenal-Tottenham (è un grande tifoso, dicono di lui), si è presentato accompagnato da Martin Hewitt, nuovo capo della task force voluta dal governo laburista per contrastare gli sbarchi illegali sulle coste del Regno Unito. Una iniziativa alternativa al piano Ruanda dell'ex esecutivo conservatore per il trasferimento dei richiedenti asilo nel Paese africano, eliminato dal premier laburista non appena arrivato a Downing Street lo scorso luglio.
Con il capo della sua task force Starmer visita il centro di coordinamento interforze per l'Immigrazione, accolto dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che gli illustra il sistema italiano di "controllo delle frontiere". Ma il primo ministro britannico mostra interesse, come spiega al termine dell'incontro con Meloni, anche per il lavoro che l'Italia fa "a monte, coinvolgendo" i paesi di origine e di transito dei migranti. Un approccio "molto efficace", come dimostra il calo degli sbarchi sulle coste italiane. L'Italia ha fatto "notevoli progressi", ammette Starmer. E la Gran Bretagna tornerà ad adottare un "approccio pragmatico", per trovare soluzioni "che funzionano", dice respingendo le polemiche interne ma senza esplicitare se intenda davvero seguire Meloni sulla strada dell'intesa con l'Albania.
I centri "partiranno a ottobre", ha garantito dopo vari rinvii Piantedosi, spiegando di non temere "ricorsi" da parte dei migranti trattenuti in Albania. Anche perché lì, ha ribadito la premier con tono deciso, "la giurisdizione è italiana ed europea". Quindi, ha tagliato corto rispondendo a una domanda da parte inglese sul rispetto dei diritti umani, "o si ritiene che la nostra giurisdizione viola i diritti umani dei migranti o questa accusa non trova fondamento". Il lungo bilaterale, durato una mezz'ora più di quanto previsto dal protocollo e seguito da una colazione di lavoro al Casino del Bel Respiro di Villa Doria Pamphilj, è stata l'occasione per firmare una dichiarazione congiunta tra i due Paesi e anche per la conferma di un investimento di 485 milioni di sterline di investimenti nella difesa del Regno Unito, nella crescita pulita e nell'innovazione da parte di due aziende italiane, Leonardo e Marcegaglia. Aziende italiane che il primo ministro britannico ha incontrato prima del bilaterale, nel corso del quale si sono esaminate anche le crisi internazionali, dal Medio Oriente all'Ucraina. Starmer loda Meloni per la sua "leadership".
Italia e Gb resteranno a fianco a Kiev "per tutto il tempo necessario", dicono entrambi i leader. Ma se Starmer ribadisce che gli ucraini vanno messi nelle condizioni migliori per difendersi", Meloni chiarisce che sulle armi "ogni Paese decide per sé" e che per l'Italia la questione dell'uso dei missili a lunga gittata in territorio russo "non è in discussione". Una posizione chiara allo stesso Volodymyr Zelensky che "non ci ha chiesto di più" nemmeno "quando è venuto in Italia due settimane fa" perché "sa che l'Italia sta facendo il massimo". Ciò non vuol dire che si "indietreggi" sul sostegno all'Ucraina su cui, assicura la premier, governo e maggioranza hanno "una posizione perfettamente condivisa".
Meloni-Starmer, 'soluzioni nuove' sui migranti e Ucraina
Incontro a Roma tra la presidente del Consiglio e il primo ministro britannico a Villa Doria Pamphilj