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Il Papa in Belgio: "Dobbiamo dobbiamo adeguarci a un cristianesimo di minoranza

"Gli abusi nella chiesa provocano sofferenze enormi" ha detto Francesco. "Tutti possiamo sbagliare, ma nessuno è sbagliato. Nessuno è perduto per sempre" ha detto agli operatori della pastorale carceraria

Redazione Ansa

"I cambiamenti della nostra epoca e la crisi della fede che sperimentiamo in Occidente ci hanno spinto a ritornare all'essenziale, cioè al Vangelo".

Lo ha detto il Papa parlando, nella Basilica del Sacro Cuore, alla comunità cattolica del Belgio. Per il Papa non bisogna scoraggiarsi perché "quando sperimentiamo la desolazione, infatti, sempre dobbiamo chiederci quale messaggio il Signore ci vuole comunicare". "Siamo passati da un cristianesimo sistemato in una cornice sociale ospitale a un cristianesimo 'di minoranza', o meglio, di testimonianza. E questo richiede il coraggio di una conversione ecclesiale, per avviare quelle trasformazioni pastorali che riguardano anche le consuetudini, i modelli, i linguaggi della fede, perché siano realmente a servizio dell'evangelizzazione".

Papa Francesco è tornato anche oggi a parlare della piaga degli abusi nella Chiesa. Parlando alla comunità cattolica del Belgio, nella Basilica del Sacro Cuore, ha sottolineato che "gli abusi generano atroci sofferenze e ferite, minando anche il cammino della fede. E c'è bisogno di tanta misericordia, per non rimanere col cuore di pietra dinanzi alla sofferenza delle vittime, per far sentire loro la nostra vicinanza e offrire tutto l'aiuto possibile, per imparare da loro a essere una Chiesa che si fa serva di tutti senza soggiogare nessuno". Papa Francesco ha sottolineato che "una radice della violenza consiste nell'abuso di potere, quando usiamo i ruoli che abbiamo per schiacciare gli altri o per manipolarli".

Francesco ha invitato gli operatori della pastorale carceraria ad avere sempre "misericordia". "Tutti possiamo sbagliare, ma nessuno è sbagliato. Nessuno è perduto per sempre. È giusto, allora, seguire tutti i percorsi della giustizia terrena e i percorsi umani, psicologici e penali; ma la pena - ha sottolineato Papa Francesco - dev'essere una medicina, deve portare alla guarigione". Quindi "bisogna aiutare le persone a rialzarsi e a ritrovare la loro strada nella vita e nella società. Ricordiamoci: tutti possiamo sbagliare, ma nessuno è sbagliato, nessuno è perduto per sempre. Misericordia, sempre misericordia". "Quando io entro in un carcere mi chiedo: perché lui e non io?", ha concluso il Papa.

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