Politica

Dolore e speranza, la Comunità ebraica ricorda il 7 ottobre

A un anno da massacro flash mob, oggi l'appuntamento in sinagoga

Presidio delle forze di polizia nella zona del Ghetto di Roma

Redazione Ansa

 E' passato un anno ma quel giorno, il 7 ottobre 2023, è ancora qui per la comunità ebraica. Così come il dolore per chi morì nel massacro e per chi non è più tornato perché ancora ostaggio di Hamas.
La comunità ebraica si appresta alle celebrazioni per ricordare il feroce attacco che ha cambiato tutto, per Israele e anche per i palestinesi, precipitando il Medio Oriente nella guerra. Un'escalation che lascia il dolore ma mantiene la speranza e la fermezza per continuare a chiedere la liberazione degli ostaggi.

 

La celebrazione in Sinagoga, al Tempio Maggiore al Portico d'Ottavia, con le più alte cariche delle Comunità ebraiche, dove sarà presente anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è all'insegna del ricordo ma nasconde anche l'incrollabile fermezza di rivolere a casa chi, giovani e anziani, donne e uomini e persino bimbi, manca da 365 giorni.


Così orsetti di peluche bendati con indosso una maglietta con la foto e il nome di un ostaggio sono comparsi nel centro di Roma. I peluche sono stati legati simbolicamente con delle catene in piazza del Popolo, al Pincio, al Colosseo, all'Arco di Tito e in altre aree simbolo della città. L'iniziativa è stata lanciata dagli studenti ebrei alla vigilia del primo anniversario della strage. "Gli orsi - spiegano - rappresentano l'umanità e la fragilità di coloro che attendono ancora di essere liberati e rendono chiaro che l'anniversario del 7 ottobre non è solo una data, ma un richiamo collettivo all'azione". L'invito è a "riflettere" e a "unirsi" contro la "strumentalizzazione per fini politici, assumendosi le proprie responsabilità di fronte al silenzio sulle vittime e i rapiti, respingendo ogni forma di attivismo violento e la connivenza intellettuale di certi 'cattivi maestri'". Un appello che, dopo gli scontri al corteo di sabato, sollecita un "sollevamento contro le proteste violente". Anche il Forum delle famiglie e parenti degli ostaggi si è mobilitato per chiedere a gran voce il rientro dei propri cari.


Perché quel maledetto giorno ci sono stati i morti e poi dei vivi la cui vita è stata sospesa e lo è ancora. Sempre per chi si spera ritorni è stata organizzata una "veglia silenziosa" dall'associazione 'Pace in Medio Oriente' e dalla Sinistra per Israele, al Parco Rabin di Roma. Alla vigilia del 7 ottobre il monito è arrivato dalla presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni. Parole contro la ferocia delle piazze, "quanto visto a Roma non è stato libero pensiero, è stato abuso della libertà di manifestare di chi cerca di destabilizzare uno Stato di diritto", e l'invito a non far deragliare ogni idea e opinione verso la violenza: "i palestinesi stessi sono abusati senza capire che il loro slogan e quello dei pro Pal viene incanalato per arrivare alla distruzione di Israele e all'incitamento alla violenza". 

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