Politica

Schlein e Conte: "Facciamo gli interessi di tutti non degli amici"

In Liguria i big del campo largo. Affondo contro la manovra

Redazione Ansa

   Elly Schlein vuole "una Liguria che sia governata nell'interesse di tutti e non di Toti" perché è "Bucci è la piena continuità con un sistema di potere che dobbiamo lasciare alle spalle. Perché non è andato tutto bene". Giuseppe Conte è in sintonia: "Qui in Liguria chi governava ha ascoltato solo qualche imprenditore amico, non i cittadini. E ascoltando pochi imprenditori ha danneggiato gli altri. Per Salvini è necessario confermare quanto fatto da Toti. No, dobbiamo cambiare".

Nel comizio finale per Andrea Orlando al teatro Politeama di Genova i leader del campo largo chiedono ai liguri di voltare pagina. Mentre Orlando sceglie come colonna sonora 'Volta la carta' di De Andrè - e si accalora per dire che "sono razzisti e in Liguria non c'è spazio per i razzisti" - mentre urlano dal palco che è necessario prendere le distanze da quanto appena accaduto. "Questa legislatura è finita perchè è stato arrestato per corruzione il presidente", ricordano insieme con Bonelli e Fratoianni. "Qui è venuto fuori un sistema marcio di malapolitica, con vertici della regione e imprenditori che scambiavano interessi del singolo imprenditore con il finanziamento alla campagna elettorale del presidente della Regione".

    Dopo la vittoria in Sardegna con la grillina Alessandra Todde, Schlein,Conte, Fratoianni, Bonelli e Calenda(in videocollegamento) testano in Liguria, con il dem Orlando, quel campo largo che oggi comprende anche Elena Bonetti (Azione), Enzo Maraio (Psi) e Ferruccio Sansa, che quattro anni fa corse con Pd e M5s. "Siamo sul palco insieme perché qui c'è un progetto serio su obiettivi specifici e programmi comuni marchiati positivamente dall'etica pubblica. Su queste basi possiamo trovare delle sintesi. Ci fidiamo di Andrea Orlando" ha detto Conte. E Schlein: "Le cose più belle sono quelle che facciamo insieme. Ogni forza di questa coalizione porta il suo valore aggiunto. Abbiamo costruito un progetto di cambiamento concreto, che parla dei bisogni delle persone. Ringrazio Orlando per come ha messo la sua storia e la sua competenza al servizio della sua regione. Ha messo sempre avanti l'interesse collettivo e non personale".

    Bonelli ha evidenziato che a Genova "c'è un palco più largo, più allargato e più forte per liberare la Liguria da un totismo che prima di tutto ha calpestato l'interesse pubblico. Non possiamo dimenticare che stiamo andando al voto perché un presidente della regione al telefono diceva a un imprenditore che sapeva chi avrebbe vinto la gara per la diga.

    Nel mirino della coalizione c'è la manovra. Dice Schlein: "La presidente Meloni dice che noi non sappiamo fare i conti, lei da giorni dà i numeri sulla sanità pubblica, mente sapendo di mentire". "Con Meloni la spesa sanitaria in rapporto al PIL è sempre scesa e scenderà al 6,5%, il minimo storico negli ultimi quindici anni. E dopo nove anni di governo della Liguria hanno fatto sì che a Genova ci sia chi aspetta 430 giorni per una colonscopia programmate". Per Conte "siamo al disastro della sanità. Se leggiamo il rapporto Gimbe vediamo che le misure annunciate non hanno risorse sufficienti. E abbiamo il record di cittadini in povertà assoluta, 5,7 milioni. C'è un disastro sociale e una legge di bilancio assolutamente inadeguata".

    Nicola Fratoianni ha posto l'accento sul fatto che "essere contro questa destra è un formidabile programma politico". "Noi siamo contro il programma della destra e di Meloni. Abbiamo un'altra idea. Siamo contro lo sfruttamento delle persone, contro il lavoro povero e contro la precarietà".

    Orlando ha chiuso con un discorso appassionato che ha toccato temi sociali ed economici. "Combatteremo anche la mafia perché non c'è democrazia dove c'è mafia - ha detto - e non c'è democrazia dove c'è corruzione. Faremo una legge all'avanguardia sulle lobby". Invita a scegliere tra "democrazia e oligarchia perché le oligarchie come ci insegnano non sono mai autoctone ma manovrate da poteri sovrannazionali. Sono contento di non essere un uomo delle multinazionali come dice Bucci. Lo dico non per nostalgie del passato ma per una esigenza del presente: con i rischi di posizioni dominanti e monopoli il mercato perde trasparenza e libertà". 

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