Cosa si farà con le risorse del concordato lo si deciderà solo quando ci saranno i dati definitivi. Ma la strada è già tracciata: la priorità va data alla riduzione dell'Irpef. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti rimette il concordato sui binari tracciati dalla delega fiscale, allontanando almeno un po' i sogni leghisti di ampliare la flat tax. Mentre si smarca su un altro tema caldo, su cui è già scattato un braccio di ferro tra Lega e Forza Italia, il canone Rai: deciderà il Parlamento.
Con la manovra aperta alla Camera e una partenza in salita con oltre 4.500 emendamenti, il question time del ministro è l'occasione per fare il punto sui tanti temi sul tavolo, dalle tasse al Pnrr. Temi affrontati poi nel pomeriggio anche nell'incontro a Palazzo Chigi tra il governo e le imprese, presieduto, in assenza della premier Giorgia Meloni, dal sottosegretario Alfredo Mantovano. Il clima è "sereno e costruttivo", assicurano le fonti. Un'occasione per le associazioni datoriali per avanzare richieste ed esporre preoccupazioni: Confcommercio chiede di ridurre al 33% la seconda aliquota Irpef, Confesercenti di sostenere i consumi.
Più fiduciosa rispetto a qualche tempo fa Confindustria che vede "maggiori convergenze" e apprezza le "aperture sull'Ires premiale". Nel governo i radar sono intanto puntati sul concordato per le partite Iva, riaperto per un altro mese, dopo gli incassi della prima tranche (1,3 miliardi). Il Pd parla apertamente di "flop". Giorgetti, che presentando la manovra, aveva aperto alla flat tax ora è cauto: si deciderà "all'esito del monitoraggio dei dati definitivi", ma come già stabilito le risorse vanno in via prioritaria alla riduzione delle aliquote Irpef. Inoltre, visto che la "priorità del governo" sono "tutela delle famiglie e dei redditi più bassi", "anche le nuove risorse" saranno usate per misure in quel senso.
La stessa direzione in cui va il nuovo intervento sul Bonus Natale. Con l'allargamento della platea appena deciso dal governo, i 100 euro destinati ai lavoratori con redditi fino a 28mila euro arriveranno nelle tredicesime di 4,5 milioni di persone. Oltre quattro volte più dei beneficiari inizialmente immaginati. Compresi anche i genitori single.
Agita intanto la maggioranza il canone Rai, su cui la Lega insiste per confermare anche nel 2025 il taglio da 90 a 70 euro, con un emendamento al dl Fisco che figura tra i 180 segnalati dei partiti che dalla prossima settimana verranno esaminati in Senato. Forza Italia ha già detto chiaramente che non lo voterà.
Ma Giorgetti si tiene fuori dalle schermaglie: "il Parlamento - dice - è sovrano, decide il Parlamento". Il ministro manda quindi rassicurazioni sia alle opposizioni preoccupate sul Pnrr (la spesa cresce in linea con le stime), sia alla maggioranza che spera si concretizzino alcuni emendamenti presentati in manovra: il rinvio con rateizzazione del secondo acconto delle imposte per gli autonomi "sarà valutato", nei limiti delle risorse.
La manovra viene intanto smontata dalle opposizioni, che organizzano nello stesso giorno una serie di conferenze stampa per fare il punto. E' una manovra "recessiva", fatta di tagli e senza investimenti, va all'attacco la leader Dem Elly Schlein, che indica le 5 priorità del Pd, dalla sanità ai diritti.
Giuseppe Conte definisce Meloni un "mago Casanova" che fa giochi di prestigio e taglia: il M5s propone proposte dalla sanità allo scudo contro il caro vita. Avs organizza un flash mob davanti a Montecitorio, presentando la propria manovra verde e solidale. Carlo Calenda lancia un'appello alla premier perché si occupi di politiche industriali. La sfida ora è l'iter parlamentare. L'obiettivo è arrivare in Aula alla Camera tra il 15 e il 16 dicembre. "Vorremmo provare a chiudere la manovra anche in Senato prima di Natale", dice il ministro dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, ma "gli incastri di calendario - ammette - sono complessi". La prima sfida è ridurre gli oltre 4.500 emendamenti a 600 segnalati (250 per la maggioranza, 320 per le opposizioni e 30 per il gruppo Misto).
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