"Se ho chiesto la testa di Berlusconi, in particolare durante una telefonata con Napolitano? Smentisco categoricamente. Non mi sono mai immischiata negli affari interni di un Paese amico. E di questa variante non avevo mai sentito parlare". Così la ex cancelliera tedesca Angela Merkel in una intervista al Corriere della Sera.
"È stato anche detto che una conferenza stampa di Nicolas Sarkozy e mia - aggiunge - avrebbe contribuito alla caduta di Berlusconi. Non lo credo. Non è assolutamente possibile che un capo di governo straniero causi la caduta di un altro. Questo ha sempre a che fare con i fatti interni di un Paese".
Nel corso dell'intervista Merkel parla anche dei suoi rapporti con gli altri premier italiani: "Prodi lo avevo conosciuto quando era presidente della Commissione europea. Mi aveva colpito che spingesse con entusiasmo per l'ampliamento a Est dell'Unione. Con Berlusconi ho lavorato più amichevolmente di quanto molti pensavano. Si adoperava sempre per raggiungere comuni compromessi europei. Durante la crisi dell'euro la cooperazione con lui si è fatta più difficile. Monti lo conoscevo e lo stimavo da quando era commissario Ue alla concorrenza. Era da un lato affascinato dalla Germania, dall'altro sempre in guardia, e a ragione, perché a causa della sua forte economia non avesse un ruolo speciale".
"Con Renzi - prosegue la ex cancelliera - ci fu un fatto interessante, già prima che succedesse a Letta, col quale ho anche lavorato bene. Da sindaco di Firenze catturò la mia attenzione una sua intervista a un giornale tedesco, in cui affermava che l'Italia doveva semplicemente fare delle riforme. Al tempo in cui molti migranti arrivavano in Europa, ho stabilito una collaborazione di fiducia con Conte. Gentiloni organizzò per noi leader dell'Ue una indimenticabile celebrazione per i 50 anni dei Trattati di Roma, che ha rafforzato la coesione europea. Infine, con Draghi abbiamo preparato insieme con successo il G20 di Roma nel novembre 2021 sotto le difficili condizioni della pandemia. Devo aggiungere che durante tutti i miei anni da cancelliera - conclude Merkel - l'Italia ha avuto due meravigliosi capi dello Stato: Napolitano e Mattarella. La considero una grande fortuna per il vostro Paese".
'Sul whatever it takes Draghi è stato autonomo'"Ho parlato spesso con Draghi dell'euro e della sua salvezza. Ho chiarito che sostenevo una rigorosa separazione tra le azioni dei governi e quelle delle banche centrali, per me un principio costitutivo dell'euro. Draghi la vedeva alla stessa maniera. Perciò, non era necessario parlarne ulteriormente". Così al Corriere della Sera l'ex cancelliera tedesca Merkel parlando del famoso 'whatever it takes'.
"Lui era d'accordo che noi facessimo tutto il possibile, attraverso le riforme, per rafforzare l'economia dei nostri Paesi - aggiunge - Allo stesso tempo, rifletteva su cosa potesse fare nell'ambito di sua competenza. Ha compreso al 100% che non mi sarei mai intromessa nella politica monetaria".
"Nel suo ruolo di presidente della Bce ha agito con grande coraggio - dice ancora Merkel - Conosceva i mercati finanziari e sapeva che nessuna riforma da sola, per quanto valida, li avrebbe soddisfatti, a meno che non avessimo introdotto politicamente gli eurobond. Ma sapeva anche che io non li avrei mai accettati, perché non sarebbe stato compatibile con le basi giuridiche dell'euro. Per questo motivo ha sfruttato appieno il margine di manovra a sua disposizione".
'Putin era nemico dell'Europa, ma cercai la via del dialogo'"Io conoscevo molto bene le intenzioni di Putin. Sapevo che non avevamo a che fare con un amico dell'Europa. La questione era solo come reagire. La mia risposta non è stata di non avere più alcun rapporto con Putin, ma piuttosto di cercare di impedire l'invasione dell'Ucraina attraverso colloqui, a volte anche molto polemici nei quali non ho usato alcun giro di parole". Così al Corriere della Sera la ex cancelliera tedesca Angela Merkel. "Per un certo periodo ha funzionato - aggiunge - Con l'inizio della guerra russa contro l'Ucraina, la situazione è fondamentalmente cambiata".
"Le nostre vedute - dice ancora - erano diametralmente opposte. Putin cercava di fare della Russia di nuovo una grande potenza. Ma non era in grado di farlo sul piano economico, attraverso il benessere per tutti. Ci ha invece provato con i metodi imparati nel Kgb, attraverso la forza militare e il nazionalismo. Così molte delle speranze che avevamo nel 1990, che la Russia prendesse gradualmente la strada della democratizzazione, non si sono avverate".
Perché, le viene chiesto, nel 2015, un anno dopo l'annessione della Crimea, non ha bloccato il progetto del gasdotto Nord Stream 2? "Consideravo mio compito assicurare che l'economia tedesca potesse sfruttare la possibilità di avere gas a buon mercato. E vediamo oggi quali conseguenze hanno per la Germania gli alti costi dell'energia. Inoltre, per ragioni politiche volevo mantenere rapporti economici con la Russia perché anche quel Paese potesse partecipare al benessere".
Merkel parla anche di Trump: per lui, dice, "non ci sono mai situazioni 'win win'. Per lui o l'uno o l'altro deve ottenere un profitto. È un'idea che non condivido. Penso che abbiamo concluso molti accordi nel mondo, vantaggiosi per entrambe le parti. A differenza di lui, credo nella forza dei compromessi. La cosa più importante è cooperare con Trump, da partner e rappresentanti di un Paese, liberi da paure e sicuri di sé, difendendo in modo chiaro i propri interessi così come lui difende i suoi". Trump, dice poi, "era fissato che ci fossero, secondo lui, troppe auto tedesche a New York. Aveva sempre detto che, se fosse diventato presidente avrebbe imposto dazi così alti che sarebbero sparite dalle strade di Manhattan".
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