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L'Anm contro il ddl intercettazioni, a rischio le indagini

Sessione alla Camera sulle carceri, polemiche sull'assenza di Nordio

L'Anm contro il ddl intercettazioni, a rischio le indagini
Un monitor visualizza la banda delle onde sonore

Redazione Ansa

   La maggioranza va avanti come un treno sulle riforme per la giustizia scatenando l'ira di magistrati e opposizione. Il disegno di legge che mette il tetto di 45 giorni alle intercettazioni, approvato in seduta notturna alla Camera in via definitiva, fa andare su tutte le furie l'Anm che accusa il governo di rendere "più difficili" le indagini e "l'accertamento della verità" per reati come "rapine, violenze sessuali o maltrattamenti su minori in ambito familiare".

   Mentre il ddl cosiddetto 'sicurezza', ormai arrivato alle battute finali a Palazzo Madama (mercoledì si dovrebbe dare il mandato al relatore a riferire in Aula), continua ad essere contestato soprattutto dal M5S perché "con l'articolo 31 che riforma di fatto i Servizi segreti si apriranno le porte a schedature di massa". Ma è scontro anche su un altro provvedimento 'caldo', quello per la separazione delle carriere dei magistrati, doppio Csm e istituzione dell'Alta Corte disciplinare. Scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti, l'opposizione ne deposita una valanga in Commissione Affari Costituzionali del Senato: circa 1300, di cui 485 dal Pd e 707 dal gruppo Misto-Avs. Più parca Italia Viva che ne mette in campo 7.

    Motivo di profondo attrito anche il tema carceri. Alla Camera si organizza un dibattito straordinario per denunciare tragedie e carenze del sistema penitenziario, con Antigone che parla di 20 suicidi da inizio anno e di 16mila detenuti in più, ma il Guardasigilli Carlo Nordio non si presenta. E' impegnato in un incontro con i Garanti per i detenuti, ma "lo schiaffo al Parlamento", come si osserva nel centrosinistra, "è forte" e "indigna". "Non hanno vergogna", commenta Devis Dori di Avs, "é solo un terribile e gravissimo disinteresse". "Sono loro i responsabili di quello che avviene" in carcere, rincara la dose Maria Elena Boschi (Iv) "e di quello che avverrà". "Ma cosa dobbiamo fare per avere il ministro in Aula se non una seduta straordinaria sul tema?" chiede Fabrizio Benzoni di Azione.

    "Nordio merita la sfiducia", taglia corto Riccardo Magi (+Eu). E alla fine in Aula passa solo la mozione di centrodestra che esclude ogni genere di "provvedimento clemenziale". Bocciate quelle dell'opposizione.
    Di fronte alle proteste, però, la maggioranza serra le fila, con FI che assicura come sulla giustizia ci sia "una forte e salda intesa". Il pacchetto di provvedimenti che va dalla separazione delle carriere alla disciplina delle intercettazioni, spiega il capogruppo Maurizio Gasparri in una conferenza stampa promossa proprio per ribadire la determinazione ad andare avanti con le riforme sulla giustizia, "è un tassello fondamentale e sarà realizzato". A fargli eco è il suo omologo alla Camera, Paolo Barelli che ribadisce come l'obiettivo sia quello di "realizzare una giustizia giusta, per cui chi sbaglia paga". L'eventuale "referendum" sulla separazione delle carriere non li spaventa. "Non faremo sconti a nessuno", assicura il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto che annuncia in quel caso "una grande mobilitazione politica". Mentre il firmatario del ddl intercettazioni, Pierantonio Zanettin, parla di "rivoluzione copernicana" che "dedica a Berlusconi e Ghedini".

    Pietro Pittalis, che sulla giustizia prepara un convegno per sabato a Palermo con Antonio Tajani, elenca orgoglioso i risultati raggiunti nei due anni e mezzo di legislatura a cominciare dall'abolizione dell'abuso d'ufficio, alla modifica del reato di traffico di influenze illecite a "alla non impugnabilità delle sentenze da parte del Pm, quelle di primo grado per i reati cosiddetti a citazione diretta".

    Ben diversa la posizione dei magistrati che, non solo con il presidente dell'Anm Parodi, ma anche con il Procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, mettono in guardia dai rischi che si corrono con le nuove riforme. Con il limite dei 45 giorni, osserva, "si chiude il cerchio iniziato con la abolizione dell'abuso di ufficio" perché "i cittadini non avranno più tutela contro abusi e sopraffazioni". Con questo limite, incalza Federico Gianassi del Pd, "il governo Meloni infligge un colpo durissimo alla lotta contro la criminalità". 

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