Dopo la carrellata di lungometraggi in concorso, i giovani giurati di Giffoni hanno scelto di premiare le opere che li hanno maggiormente emozionati. I ragazzi hanno privilegiato le storie intense come il racconto di una suora coraggiosa e di vite al limite, le paure, le tensioni di ragazzi cresciuti in fretta, i progetti di cambiamento, le grandi sfide da superare, i pregiudizi che rendono “invisibili” ma solo all’apparenza. Vince il premio Gryphon Award come migliore lungometraggio “Vinski And The Invisibility Powder” (Finlandia) per la categoria Elements +6. È il film diretto da Juha Wuolijoki, che racconta l’incontro di un bambino di 10 anni con un misterioso farmacista che gli dona una bottiglia di polvere magica, capace di renderlo invisibile, di attraversare i muri, di aiutare la propria comunità. Per gli Elements +10 vince “Full of grace” (Spagna). Siamo catapultati nell’estate del 1994, attraverso l’opera di Roberto Bueso. Marina, una suora piuttosto insolita, arriva in un orfanotrofio che rischia di chiudere. Il film è tratto dalla storia vera del calciatore spagnolo Valdo. Ad aggiudicarsi il Gryphon Award tra i lungometraggi in concorso nella sezione Generator +13 è “La Traviata, my brothers and I” (Francia) del regista francese Yohan Manca. Una storia toccante: il piccolo Nour sviluppa una passione per la musica classica, così da poter sentire più vicina la mamma, da anni in coma. I giurati della sezione Generator +16 hanno premiato “My brothers dream awake” (Cile) della cilena Claudia Huaiquimilla dedicato a tutte le vittime dell’incendio che avvenne nel 2007 in un carcere minorile in Cile in cui persero la vita 10 ragazzi dai 14 ai 17 anni. Ed infine i giurati della sezione Generator +18 hanno deciso di premiare il film “Stay Awake” (USA) di Jamie Sisley storia autobiografica del regista su due fratelli adolescenti in lottato per anni affinché la loro amata mamma potesse uscire dal vortice della tossicodipendenza da farmaci. Per la categoria GexDoc vince “Lyra” (Irlanda), regia di Alison Millar, ritratto intimo della giornalista nordirlandese Lyra McKee, sostenitrice del movimento LBGTQ+, uccisa dai repubblicani dissidenti irlandesi, nell’aprile del 2019 a 29 anni.
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