Incredibile ma vero: i brasiliani voltano le spalle al calcio. I mondiali che cominciano tra un mese in Brasile non piacciono infatti alla maggioranza della popolazione, che avrebbe preferito che il governo di sinistra di Dilma Rousseff avesse investito i circa 10 miliardi di euro destinati alla costruzione degli stadi in servizi sociali piu' importanti, come casa, salute, trasporti e istruzione.
Lo rivela un sondaggio choc secondo cui il 56 per cento degli abitanti del paese pentacampione del mondo sono convinti che i campionati del mondo organizzati dalla Fifa dell'odiato Joseph Blatter porteranno piu' disagi che vantaggi alla popolazione.
Un atteggiamento che solo pochi anni fa, nel 2007, nel pieno delle celebrazioni nazionali per l'assegnazione del secondo mondiale in casa, dopo quello perso contro l'Uruguay nel 1950, avrebbe fatto scattare immediatamente l'accusa di alto tradimento.
Eppure, per la prima volta nella storia del Brasile la maggioranza della popolazione volta le spalle alla Selecao, monumento nazionale al pari di samba e Carnevale. Colpa della crisi che, dopo un decennio di vacche grasse, impone ai brasiliani di tirare nuovamente la cinghia. Ma colpa anche dei tanti scandali di corruzione e delle morti di operai nei cantieri del mondiale. Il Brasile moderno, sempre piu' diviso tra disagio e passione, sembra non essere piu' disposto ad immolare denaro pubblico e vite umane al dio pallone.
Qualcuno, per la verita', ancora difende il mondiale. Ma lo fa soprattutto per interesse personale. Come Pele' (contestato giovedì scorso a San Paolo), che ha candidamente affermato che la morte di tre operai nel cantiere dell'Itaquerao, lo stadio di San Paolo dove si lavora febbrilmente giorno e notte per completare l'impianto che dovra' ospitare la partita inaugurale del 12 giugno, e' ''una cosa normale''. O come la Presidente Dilma Rousseff, capo della sesta potenza economica mondiale, che si reca in pellegrinaggio nella sede della Fifa di Zurigo per sancire la pace con Blatter davanti ai fotografi dopo le feroci critiche ricevute per i ritardi nella consegna degli stadi e la mancata realizzazione di opere importanti come l'ampliamento degli aeroporti. Le proteste del giugno scorso, in occasione della Confederations cup, hanno lasciato il segno nella societa' e nella classe politica.
''Il brasiliano non e' stupido. Nel 2007 gli hanno promesso vino e oggi si ritrova acqua. Non si immaginava faraoniche spese di denaro pubblico per gli stadi e tagli brutali degli investimenti per il trasporto pubblico, ad esempio'', ha detto Fernando Ferreira, esperto di marketing sportivo, commentando il sondaggio realizzato da Datafolha, che suona come un campanello d'allarme per la Presidente Rousseff.
Dilma, dopo le oceaniche manifestazioni di protesta durante la Confederations, non puo' permettersi un altro scivolone se vuole conquistare la rielezione alla presidenza per i prossimi quattro anni alle elezioni di ottobre.
Sondaggio choc, Brasile non vuole torneo
Il 56% contrario: più disagi che vantaggi dalla manifestazione