Gli arresti a Zurigo di alcuni alti dirigenti della Fifa hanno scosso i delegati dei 209 paesi ad essa associati, riuniti nella città svizzera dove venerdì si terrà il congresso che sceglierà il presidente della Federcalcio mondiale per i prossimi quattro anni. Il terremoto giudiziario partito dagli Stati Uniti potrebbe aprire qualche crepa nelle certezze di 're' Joseph Blatter, in corsa per il quinto mandato consecutivo.
Non più tardi di lunedì Diego Maradona ed il n.1 della Uefa, Michel Platini, sono tornati a sparare a zero sul 79enne ex colonnello dell'esercito svizzero, al comando dal 1998, dando voce alle perplessità di una fetta del movimento.
Che punta su Ali bin Al-Hussein, terzo figlio del re di Giordania Hussein, unico sfidante in lizza. Che il principe possa scalzare dal trono 'Blatter V' resta però improbabile, a mano di sconvolgimenti dell'ultima ora. Blatter è giunto a Zurigo forte dell'appoggio dei delegati africani, di Nord e Sudamerica, di parte di quelli asiatici e alcuni europei, soprattutto dell'Est. L'unico sfidante tenterà comunque la rimonta, contando sulla crisi di coscienza notturna di qualche delegato.
Certamente, se dopo 17 anni di incontrastata guida della Fifa, durante i quali ha accumulato potere ed influenza, Blatter ha deciso di ricandidarsi lo ha fatto a ragion veduta. Come hanno capito quelli che avevano deciso di sfidarlo, ritirandosi via via dalla corsa. Il primo è stato Jerome Champagne, ex vicesegretario generale della Fifa. Il 21 maggio è toccato all'ex giocatore dell'Inter Luis Figo ed al presidente della Federcalcio olandese, Michael van Praag. Figo, in particolare, è stato molto critico con il sistema elettivo e la gestione della campagna elettorale: "Ai candidati è stato impedito di tenere discorsi alle federazioni durante i congressi della Fifa, tranne che a Blatter". Lo stesso Platini aveva accarezzato l'idea di candidarsi. Poi ha preferito il più sicuro porto del terzo mandato da presidente Uefa.
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