Niente spogliatoi e nessuna rappresentanza per conto della Juventus football club. Sono alcune delle restrizioni alle quali dovrà sottostare il presidente del club bianconero, Andrea Agnelli, inibito oggi dal Tribunale nazionale della Federcalcio, nel processo per i rapporti non consentiti con gli ultrà. La condanna del n.1 juventino comporterà, secondo l'art. 19 del Codice di giustizia sportiva, infatti, il divieto di rappresentare la società di appartenenza in attività rilevanti per l'ordinamento sportivo nazionale e internazionale.
Inoltre, Agnelli non potrà partecipare a qualsiasi attività degli organi federali e, come detto, sarà interdetto all'ingresso negli spogliatoi, ma anche nei locali annessi in occasione delle partite di calcio, anche amichevoli, in ambito Figc, con eventuale richiesta di estensione per Uefa e Fifa. Inoltre, gli viene impedito di partecipare a riunioni con tesserati Figc o con agenti di calciatori in possesso di licenza Fifa.
Il presidente del sodalizio bianconero, tuttavia, potrà ancora sedere sia sulla poltrona dell'Eca (l'Associazione dei club europei) che dell'Esecutivo Fifa, anche se nel dispositivo si lascia spazio a un dubbio interpretativo, laddove si legge che, "in ragione della gravità dei fatti, della sostanziale identità delle condotte poste in essere e dei ruoli rivestiti all'interno dell'ordinamento federale, di applicare la medesima sanzione per tutti i dirigenti (inibizione temporanea di anni uno per tutti i dirigenti, con l'aumento di mesi tre per il solo dirigente D'Angelo), non avendo "la Procura federale giustificato il diverso trattamento sanzionatorio richiesto per i deferiti, con esclusione della estensione delle previste sanzioni in ambito Fifa e Uefa, unitamente all'irrogazione delle ammende nella misura pari a 20 mila euro per tutti i deferiti".