Ieri Lionel Messi e compagni avevano tentato di non giocare contro il Las Palmas nella Liga ottenendo solo di scendere in campo a porte chiuse, oggi la decisione di 'incrociare le braccia' come dei lavoratori comuni. Il giorno dopo il referendum per l'indipendenza della Catalogna tra le violenze e il caos, il Barcellona resta in prima linea nelle manifestazioni di protesta aderendo con tutti i suoi giocatori allo sciopero generale nella regione contro le azioni della polizia che hanno prodotto centinaia di feriti e ingenti danni.
Una presa di posizione forte quella del Barcellona che fa il paio con quella di non voler giocare ieri in Liga nonostante le pressioni provenienti da Madrid da parte della federcalcio spagnola che hanno portato alla fine alla decisione di chiudere il Camp Nou ai tifosi. "Da parte nostra ci saranno altre azioni per continuare a difendere la libertà della gente", ha tuonato il presidente, Josep Bartomeu, dopo il consiglio direttivo del club, tornando sulla decisione del club di aderire, con le sue squadre di ogni sua disciplina (il Barca è una polisportiva) allo sciopero di domani in Catalogna. Una scelta, come quella di giocare ieri a porte chiuse, presa dopo averne parlato con i diretti interessati: "abbiamo chiamato Ernesto Valverde - ha detto Bartomeu - e il capitano Andres Iniesta. Piqué, Iniesta, Mascherano, Messi, Busquets..., tutti hanno detto la loro. Di giocare a porte chiuse alla fine l'ho deciso io. E' stato un modo di far conoscere al mondo cosa stava succedendo in Catalogna. Continueremo ad essere 'mes que un club': che 154 Paesi vedano una partita e tutti si domandino perché lo stadio era vuoto è una cosa che può provocarla solo il Barca".