"Non ho rubato nulla a Diego, tanto meno l'ho usato. E ora mi preoccupo per la mia famiglia, i miei amici e i miei pazienti. Spero che almeno i magistrati mi restituiscano il telefonino". Leopoldo Luque, medico neurochirurgo che aveva operato Maradona per un ematoma al cervello e poi ne seguiva l'iter sanitario, si trova ora in guai seri, riflessi da queste parole dette, con le lacrime agli occhi, ad alcuni media del suo paese. Luque è una delle sette persone da oggi accusate ufficialmente di omicidio volontario nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Maradona. A darne notizia è stato il quotidiano 'La Nacion', che da decenni segue la 'saga' dell'ex fuoriclasse del Napoli, e poi rilanciata da altre testate argentina e poi internazionali. I sette dal 31 maggio saranno chiamate a deporre e dovranno difendersi dalle accuse. Oltre a Luque, sono nei guai gli infermieri Ricardo Omar Almirón e Dahiana Gisela Madrid, il coordinatore dei suddetti infermieri Mariano Perroni, il medico che ha stabilito il ricovero domiciliare Nancy Forlini, lo psicologo Carlos Díaz e la psichiatra Agustina Cosachov. Per i magistrati inquirenti una serie di loro negligenze sono costate la vita a Maradona, che non è stato seguito come invece avrebbero suggerito le sue condizioni tutt'altro che buone. Infatti dal rapporto di cui 'La Nacion' ha preso visione emerge che le cure prestate dell'équipe sanitaria che ha assisteva l'ex fuoriclasse negli ultimi giorni di vita sono state "inadeguate, carenti e spericolate" e "hanno affidato al caso la salute del paziente". Per questo gli accusati rischiano pene che vanno dagli 8 ai 25 anni di carcere. In più Luque è indagato anche di "uso di documento privato falso", perché , sempre secondo l'accusa, il medico avrebbe falsificato la firma di Maradona per chiedere una copia della 'storia clinica' del paziente alla struttura dov'era stato operato per un ematoma al cervello. E fonti giudiziarie fanno sapere che c'è un ulteriore accusa a carico anche della psichiatra Cosachov, per falso ideologico.Avrebbe infatti sottoscritto un certificato in cui stabiliva che il suo paziente, Maradona, era in stato "vigile, e ben orientato e con la giusta percezione di tempo e spazio". Ma in realtà non era così, e di ciò la dottoressa dovrà risponderne. Intanto i magistrati dell'accusa in questo procedimento hanno chiesto che ai sette venga proibito di lasciare il paese, e quindi che vengano ritirati i loro passaporti.
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