Sull'Italia che pedala continuano a piovere medaglie. Questa volta è la pista a tingersi di azzurro e a regalare soddisfazioni in serie agli atleti italiani, come del resto conferma il medagliere finale dei Mondiali di Roubaix: Germania allori 11 (6 ori, 2 argenti e 3 bronzi), Olanda 10 (5-3-2) e l'Italia pure con 10, ma a 4 ori, 3 argenti e altrettante medaglie di bronzo.
E da Roubaix, la località francese arcinota perché culla dell'epilogo della classica delle classiche - quest'anno vinta, guarda caso da un italiano, Sonny Colbrelli - sono arrivate altre soddisfazioni. Gli ori vinti sono stati quelli di Martina Fidanza nello scratch, del quartetto maschile dell'inseguimento, di Letizia Paternoster ed Elia Viviani nell'eliminazione. Le tre medaglie d'argento sono arrivate da Jonathan Milan nell'inseguimento individuale, dal quartetto femminile dell'inseguimento, quindi dal binomio Consonni-Scartezzini nella madison. Infine, i tre bronzi firmati da Filippo Ganna nell'inseguimento maschile, da Elisa Balsamo e sempre da Viviani nei rispettivi tornei dell'Omnium. Praticamente, un trionfo. "Non so se vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto - il commento di Consonni, dopo l'argento - visto che eravamo medaglia d'oro fino a pochi giri dalla fine. Non ho ancora metabolizzato la delusione delle Olimpiadi, volevo riscattarmi e va bene così". Viviani chiude con un oro e un bronzo, è la prima volta che si prende un titolo mondiale sulla pista, dopo quello olimpico a Rio 2016 nell'Omnium. "Sono davvero felice, perché questo è un titolo mondiale che fa storia, dal momento che viene assegnato per la prima volta - la parole di Viviani -. Avevo puntato la stagione sulle Olimpiadi di Tokyo e non è stato facile preparare questi Mondiali, soprattutto per noi atleti che prendiamo parte alle gare su strada. Sono orgoglioso di essere finalmente riuscito a conquistare un titolo mondiale su pista e di avere guidato un gruppo di giovani che regaleranno tante soddisfazioni all'Italia".
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