Un castello di bugie, finzioni e trucchi contabili. Questo emerge dalle 19 pagine del capo d'accusa nell'inchiesta sui fondi della Juventus che la procura di Torino ha notificato al presidente Andrea Agnelli, al vice presidente Pavel Nedved e ad altri tredici indagati per reati che, a vario titolo, vanno dalle false fatture alle false comunicazioni sociali, dall'aggiotaggio all'ostacolo alle autorità di vigilanza. Le presunte plusvalenze 'artificiali', quantificate in circa 115 milioni di euro in tre anni, sono il capitolo principale. Ma ci sono anche i retroscena sulla 'manovra stipendi', le carte firmate sottobanco (quella su Cristiano Ronaldo, inesistente o meno che sia, non è mai saltata fuori), le comunicazioni irregolari alla Consob. Tutto questo, dicono i pubblici ministeri, per "nascondere l'erosione del capitale sociale" e proseguire "indebitamente la negoziazione del titolo" in Borsa. Secondo i pm, per alcuni indagati erano addirittura necessari gli arresti domiciliari o altre misure restrittive, ma il gip ha detto di no. Se ne riparlerà davanti al tribunale del riesame. La Juventus promette battaglia: "Siamo convinti di avere operato nel rispetto delle leggi e delle norme che disciplinano la redazione delle relazioni finanziarie, e in linea con la prassi internazionale della football industry". Sulla questione delle plusvalenze il club è già stato assolto dalla giustizia sportiva. Quando si valuta un calciatore, sostiene la società, non ci si può basare solo su freddi parametri statistici, tanto più che la materia non è regolata da norme contabili precise. Ma la procura di Torino intende avvalersi delle conversazioni fra i dirigenti e collaboratori intercettate dalla guardia di finanza durante le indagini. Un consulente dei magistrati ha calcolato l'impatto che i presunti espedienti contabili avrebbero avuto sulle casse della Juventus. Nei bilanci approvati relativi agli esercizi tra il 2018 e il 2020 sarebbero state indicate perdite di esercizio inferiori rispetto quelle reali: per l'esercizio 2018 è stato fatto figurare un patrimonio netto positivo per 31 mln anziché negativo per 13 mln; per il 2019 positivo per 239 mln invece di 47 mln; per il 2020 positivo per 28 milioni anziché negativo per 175 mln. Secondo gli avvocati difensori Maurizio Bellacosa e Davide Sangiorgio si tratta di cifre "superate e assorbite" dai due poderosi aumenti di capitale "attuati dalla società in piena trasparenza e rispettando alla lettera alle norme" e che "hanno confermato la solidità della Juventus nel panorama del calcio italiano". C'è poi la 'manovra stipendi' del 2020, cui avrebbe dato un contributo decisivo l'avvocato Cesare Gabasio (ora indagato). La società comunicò che i calciatori, per via dell'emergenza Covid, accettarono la riduzione dei compensi da marzo a giugno, cosa che aveva "effetti positivi" sul bilancio per 90 milioni. Secondo i pm, invece, l'accordo firmato da Agnelli e dal capitano Giorgio Chiellini (non indagato) prevedeva solo la rinuncia a una mensilità con "recupero certo e incondizionato" delle altre in futuro: il beneficio, così, era pari solo a 22 milioni. "Invece - replicano i legali della Juventus - era previsto che le eventuali integrazioni sarebbero state negoziate se e quando le competizioni sportive fossero riprese. Le modifiche agli stipendi sono state contabilizzate rispettando le norme".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it