"Quanto ci siamo presi in giro per quella tripletta, ma ogni volta con la consapevolezza che parlavamo di calcio. Insomma di un gioco. Con la giusta leggerezza, perché Sinisa era così. E noi diventammo amici". Fabrizio Ferron con Mihajlovic ha sempre avuto un conto in sospeso, almeno da quel 13 dicembre 1998, quando il giocatore serbo, che fino a poco tempo prima era stato suo compagno di squadra alla Sampdoria, poi con la maglia della Lazio gli rifilò tre gol su punizione: quella domenica per l'ex portiere blucerchiato, classe '65, ora tra i preparatori delle giovanili azzurre, si è trasformata in un 'incubo'. Tre reti così, un record, passato agli annali del calcio e diventato un tormentone per il portiere, ricordato più per quella debacle che per i gol parati in carriera.
"Noi ci conoscevamo bene, giocavamo insieme alla Samp - ricorda Ferron al telefono con l'ANSA - e c'era sempre la battaglia tra chi calcia le punizioni e il portiere. Lui sapeva quello che facevo tra i pali e andava a calciare sopra la barriera. 'Meglio di così non ti poteva andare' gli ho detto dopo quei tre gol e ci siamo presi in giro per tutti questi anni". Per Ferron però Mihajlovic non è solo il "guerriero" di cui tutti parlano. "Va via una persona che solo chi gli è stato vicino ha saputo conoscere nel profondo - sottolinea - Fuori dal campo era sensibile, generoso, uno a cui poter confidare qualsiasi cosa. Gli amici sono pochi, Sinisa era uno di quelli.
Per gli altri era un guerriero, qualità che gli ho sempre riconosciuto, ma aveva altre mille qualità". L'ultima volta che Ferron e Mihajlovic si sono visti è stato a Bologna, subito dopo l'esonero del tecnico serbo dalla panchina rossoblù lo scorso settembre. "E' stata una serata piacevolissima - aggiunge Ferron - e naturalmente come avveniva sempre di quella tripletta finivamo per parlare. Ma era un ricordo piacevole, si parlava di calcio, i problemi sono ben altri. E adesso si sente il vuoto, viene a mancare un amico, uno che ha fatto parte della tua vita. Pesava ieri sapendo della malattia, oggi che non c'è più è terribile. Ha affrontato la vita a viso aperto, veniva da brutte esperienze, insomma era abituato a situazioni difficili. Ma aveva un grande cuore, una grande sensibilità
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