Sulle note di O' Surdato 'nnamurato si è conclusa la festa per celebrare il Napoli campione d'Italia allo stadio Maradona. Dopo il saluto del presidente Aurelio De Laurentiis e la passerella della squadra, e del tecnico Luciano Spalletti ("È proprio vero che questa è la città dei miracoli, se siete riusciti a far vincere uno scudetto anche a me, allora vuol dire che tutto è possibile", le sue parole rivolte al pubblico), gioco di luci e fuochi d'artificio sulle note di We are the Champions e nuovo giro di campo degli azzurri. Tra gli ospiti della serata i rapper Clementino e Geolier, Edoardo Bennato e gran finale con Liberato il misterioso cantante partenopeo, che dedica un'esibizione piano e voce alla squadra della sua città.
Napoli-Fiorentina 1-0 La cronaca E' un'apoteosi allo stadio Maradona dove il Napoli ha sugellato, con la vittoria per 1-0 sulla Fiorentina, lo scudetto già conquistato. Bandiere al vento, cori, pianti, applausi, esplosione di petardi e fuochi d'artificio ovunque: dentro e fuori lo stadio e in tutta la città.
l set è quello dello stadio Maradona "pieno in ogni ordine di posti", come amavano dire i radiocronisti di un tempo. Il pubblico, oltre 50 mila persone, è quello delle grandi prime e il film, un blockbuster dalla trama epica, è tutto da gustare. E poco importa che sia dal finale annunciato. L'appuntamento col Napoli campione d'Italia per la prima davanti al proprio pubblico in festa è degno di una premiere a Cannes o di una passerella hollywoodiana. Manca solo il regista, anzi no, perché a bordocampo, sciarpa azzurra al collo, a dirigere attori e maestranze, c'è un premio Oscar come Paolo Sorrentino: "Questo scudetto se è accaduto è perchè Maradona ci ha spiegato come si fa e noi lo abbiamo fatto", ha detto rivolgendosi ai 50mila durante la festa post partita. Era stato lo stesso Sorrentino, sin dalla mattina, a dare appuntamento ai tifosi allo stadio, salutando e stringendo le mani di chi lo aveva avvicinato sul set del suo prossimo lavoro in corso tra il teatro San Carlo e la Galleria Umberto, nel cuore di Napoli. Giacca grigia, cappellino del Napoli, l'autore di "La Grande Bellezza" ed "E' stata la mano di Dio" sta girando qualcosa su cui vige il più fitto dei misteri. Di certo le strade di Napoli addobbate a festa troveranno posto in un prossimo progetto del cineasta, di cui nei giorni scorsi ha parlato il patron del Napoli De Laurentiis.
La festa allo stadio è un vero e proprio show da Oscar e quella infinita in città parte già dalle prime ore del giorno nelle strade invase dai turisti, tanti quelli che indossano la maglietta o un vessillo del Napoli, mentre fuochi d'artificio, cori e trombe fanno da sfondo alla visione della gara sugli schermi allestiti nei bar o nel tempio laico di Largo Maradona, ai Quartieri Spagnoli. Ma è durante il riscaldamento della squadra che la festa entra nel vivo: ai bordi del campo vengono esposti cartelli con i nomi dei calciatori, tenuti alti ognuno da un grande pallone volante. Colorata la coreografia delle curve: l'intera curva A è rivestita di un tricolore con un enorme 3 al centro, mentre la curva B è un trionfo di bianco e azzurro. In curva A viene srotolato uno striscione: "Un popolo nato sotto un cielo azzurro e in riva al mare ha il diritto di sognare, grazie di aver dato a noi e a chi non c'è più un'altra data da ricordare", mentre la curva B ha risposto con: "E ora Napoli goditi la tua inimitabile festa".
Il sostegno è incessante: si balla e si canta sugli spalti del Maradona, in un tripudio di bandiere. Alla lettura delle formazioni i nomi dei protagonisti vengono accolti da veri e propri boati. Osimhen e Kvarastskhelia fanno il pieno di decibel. Della partita interessa relativamente: Spalletti dà spazio a chi ha giocato meno lungo l'anno mischiando le carte e il Napoli controlla ma non affonda contro una ordinata Fiorentina che non regala nulla. Osimhen sbaglia un calcio di rigore, ma al 73' ha una seconda chance che non fallisce. Lo stadio impazzisce, il Maradona esplode in un enorme boato. Finisce 1-0, ma alla fine conta poco. Scatta la festa allo stadio, ma anche fuori, dove a distanza di tre giorni dalla conquista del titolo non ci si è mai fermati. In migliaia - quelli che non hanno trovato posto tra gli spalti - sono rimasti fuori dal Maradona per vivere le emozioni dei 90 minuti a stretto contatto con i propri beniamini. Al triplice fischio finale dell'arbitro Marchetti di Ostia la squadra comincia un interminabile giro di campo sventolando le magliette azzurre e un gigantesco tricolore, tra fumogeni azzurri e fuochi d'artificio, mentre Tommaso, lo storico magazziniere del club azzurro, al centro del campo ostenta il tabellone delle sostituzioni fisso sul numero 3, quello degli scudetti vinti dagli azzurri. Sul maxischermo dello stadio viene inquadrato anche il presidente del club Aurelio De Laurentiis, che assiste commosso alla festa che andrà avanti all'interno dello stadio fino a tarda serata per i calciatori, le loro famiglie, vip e autorità. Ma anche nelle piazze e nei vicoli della città, pronti a bissare i festeggiamenti di giovedì' scorso. Per un'altra lunga notte di estasi azzurra.
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