Sport

Basta divieto territoriale, Doveri arbitra la Roma

'Un salto culturale'. Il precedente Casarin a S. Siro nel '77

Redazione Ansa

 Un piccolo passo per Daniele Doveri, un grande passo per gli arbitri italiani. Nel suo piccolo, la designazione dell'arbitro della sezione Roma 1 a dirigere la partita dei giallorossi a Verona, sabato sera, e' una data storica per i fischietti italiani. Perché abbatte definitivamente il muro del vincolo territoriale, quella regola per la quale un arbitro, per quanto bravo, per quanto importante, non poteva dirigere la squadra della città in cui abita e lavora.
    Invece Doveri, nato a Volterra ma cresciuto professionalmente nella Capitale, presso la sezione che ruota attorno a Roma Ovest, dalle parti di piazza San Pietro, è stato scelto senza tener conto di criteri geografici. Ed è solo la prima di una serie di scelte, che il designatore Gianluca Rocchi aveva preannunciato nella scorsa stagione, dopo qualche timido segnale in questo senso dell'allora presidente Aia, Nicchi. La regola in sè era stata cancellata alcuni anni fa, ma rimaneva la norma non scritta. Gia' l'anno scorso i segnali (Sozza di Seregno a dirigere l'Inter), e in questa seconda giornata c'è anche Marinelli, di Tivoli, designato per Lazio-Genoa. "Sarei contento di arbitrare Roma e Lazio, sarebbe un bel salto culturale", aveva commentato qualche giorno fa, dal ritiro di Narni, lo stesso Doveri, intervistato da Sky ed evidentemente avvisato che prima o poi sarebbe accaduto. Certo, la Roma di Mourinho, con tutte le sue tensioni, può non sembrare la scelta più morbida.
    Ma gli organi tecnici arbitrali hanno massima fiducia in Doveri, internazionale da diversi anni e attualmente considerato tra i top 3 della serie A.
    Il vincolo geografico non ha mai riguardato la citta' di origine degli arbitri ma la loro sezione di appartenenza e dunque il luogo in cui vivono: evidente lo scopo, evitare incroci pericolosi con i tifosi concittadini. Oggi il terreno di possibili contestazioni, piu' che la strada, e' l'arena social, e comunque Rocchi e con lui tutti gli arbitri hanno voluto dare un segnale "culturale". Finiti i tempi, insomma, in cui un Paolo Casarin, veneziano trapiantato a Milano, non poteva metter piede in giacchetta nera a San Siro. Anzi no: lui era stato finora l'eccezione aurea. Nel marzo 1977, diresse un Inter-Milan finito 0-0 e passato alla storia come l'ultimo derby in cui si incrociarono Rivera e Mazzola. "Quando mi telefonarono per dirmi la designazione, pensai a un errore - ha raccontato tempo fa l'ex internazionale - Poi andai allo stadio in macchina, e la nascosi per evitare eventuali ire dei tifosi come facevo alle mie primissime partite...". Altri tempi. Almeno cosi' si spera.
    
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it