E' una crisi senza fine quella che sta vivendo la Roma da un mese a questa parte. Di risultati, contando le appena due vittorie in 30 giorni; di passione, considerata la rabbia dei tifosi manifestata anche a San Siro; e di rapporti, guardando a quello tra il tecnico e la proprietà. E proprio José Mourinho, mai come in questo momento, è al centro di polemiche e dubbi circa il suo futuro e non più solo nel medio-lungo periodo, ma anche nel breve.
Il ko con il Milan, nonostante gli alibi a difesa dello Special One, hanno innescato una serie di colloqui più o meno di diretti. A partire da quello tra la squadra e l'allenatore andato in scena negli spogliatoi del Meazza subito dopo la sconfitta con i rossoneri, per arrivare a quelli dirigenziali, non soddisfatti del rendimento della squadra.
Difficilmente potrebbe essere altrimenti visto che l'obiettivo dichiarato a inizio anno, con l'arrivo di Lukaku, era quello di tornare in Champions League. Ma il quarto posto, oggi, dista cinque punti e i 29 fin qui conquistati dalla Roma valgono a malapena una nona posizione con tanto di record negativo. Era dal 2002-03, infatti, che la società giallorossa, al giro di boa del campionato, non ne aveva così pochi. Se a questo si unisce l'eliminazione in Coppa Italia per mano della Lazio e un playoff d'Europa League evitabile, è evidente come il malcontento generale porti a chiedere la testa dell'allenatore.
La percezione intorno a José è che a differenza del passato non venga considerato più come la soluzione alle difficoltà della Roma, ma ormai sia parte integrante del problema. E se il general manager dimissionario, Tiago Pinto, fin qui unica carica dirigenziale a parlare, dice "il futuro si vedrà al momento giusto con le persone giuste", chi oggi dovrebbe chiarire la posizione della società preferisce trincerarsi nel silenzio.
Né la Ceo, Lina Souloukou, né la proprietà, nonostante i dialoghi costanti, hanno deciso di presentarsi davanti a un microfono per spiegare cosa stia accadendo. Ci ha dovuto pensare Andrea Belotti a San Siro. "Abbiamo toccato il fondo" le parole del Gallo che non placano i malumori, anzi, li accrescono proprio per quel silenzio perseguito da dirigenza e presidenza.
Fondamentali, ora, saranno i risultati e il calendario nelle prossime tre giornate regalerà nell'ordine Verona, Salernitana e Cagliari. La proprietà si aspetta 9 punti per tenere vive le speranze di raggiungere la Champions League e solamente così si potranno scacciare le ombre di un esonero che per Mourinho sarebbe il quarto di fila. Il portoghese, infatti, è stato licenziato in tutte le sue ultime tre esperienze. Al Chelsea e al Manchester l'addio maturò a dicembre, mentre al Tottenham ad aprile dopo aver registrato 10 sconfitte in campionato.
Quest'anno è già a 7 con tutta una seconda parte ancora da giocare. Preoccupano anche altri numeri, come i soli due gol segnati (peraltro entrambi su rigore) nelle ultime tre partite, l'apatia sotto porta di Lukaku (2 reti nell'ultimo mese) e le assenze con le quali la Roma dovrà fare i conti anche sabato prossimo, perché agli infortuni si aggiungeranno Cristante e Mancini per squalifica. Dybala, intanto, oggi ha lavorato a Trigoria nel giorno libero, sperando di tornare a disposizione con il resto dei compagni già da domani alla ripresa degli allenamenti.
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