Guardare tutti dall'alto della classifica, a volte, fa venire le vertigini. Quante volte squadre capoliste si sono sgonfiate, vuoi per momenti di forma negativi, vuoi per il più classico "braccino", la paura di essere ad un passo dalla vittoria.
I migliori però sanno imparare dai propri errori e la cavalcata dell'Inter verso il ventesimo scudetto della sua storia nasce anche dagli sbagli commessi nelle ultime stagioni.
Il secondo tricolore dell'era Zhang, quello che vale la seconda stella, porta la firma di Simone Inzaghi, capace di succedere ad Antonio Conte nel palmares degli allenatori vincenti in nerazzurro, chiudendo idealmente il cerchio dopo la delusione di quello scudetto perso nel testa a testa col Milan quando il tecnico piacentino era alla prima stagione sulla panchina interista.
Stavolta, però, non ci sono stati errori, non ci sono stati grandi balbettamenti: l'Inter ha viaggiato per tutta la stagione a ritmi altissimi con la sola Juventus a tenere il ritmo fino allo scontro diretto nel girone di ritorno. Ma, come i grandi ciclisti nei tapponi dolomitici, i nerazzurri hanno tenuto una velocità talmente elevata da staccare tutti i rivali passo dopo passo, con i bianconeri crollati nel finale tanto da essere superati dal Milan come principale antagonista interista. Tanto che l'Inter alla fine chiuderà la stagione come capolista solitaria in 32 delle 38 giornate di campionato, in pratica solo a inizio anno e un piccolo intervallo legato soprattutto al recupero della gara con l'Atalanta nel ritorno dopo gli impegni in Supercoppa italiana.
E dire che non mancavano i dubbi a inizio stagione sulla squadra di Inzaghi. Anche perché l'Inter aveva perso un'ossatura mica da poco, con gli addii in particolare di Handanovic, Onana, Skriniar, Brozovic, Dzeko e Lukaku, sostituiti dai vari Sommer, Pavard, Frattesi, Arnautovic e Thuram: tolto il difensore francese arrivato dal Bayern, tutt'altro che certezze. Tanto che i nerazzurri nelle prime due giornate battono Monza e Cagliari nel segno di Lautaro Martinez (tre gol nei primi 180') ma senza impressionare dal punto di vista del gioco. Le successive due partite, però, hanno fatto capire bene di cosa potesse essere capace la squadra di Inzaghi: prima il 4-0 alla Fiorentina, poi il 5-1 nel derby al Milan, una doppia prestazione di forza che ha portato in molti ad indicare i nerazzurri come favoriti assoluto per il titolo.
Non è stata una passeggiata di salute, però, anche perché già in autunno sono arrivati i primi passi falsi, con la sconfitta in casa contro il Sassuolo e il 2-2 in rimonta contro il Bologna (dopo essere andati in vantaggio per 2-0). Da quel momento, tuttavia, l'Inter ha sbagliato poco o nulla in campionato, complice anche la scelta di puntare sul turnover nella fase a gironi di Champions per essere al top in Serie A. Dopo la vittoria siglata da Thuram contro la Roma del fischiatissimo ex Lukaku, il pareggio nello scontro diretto con la Juventus a Torino sembrava aver lasciato ancora in equilibrio il campionato. Ma a quel pari sono seguite altre prove di forza, come il 3-0 al Maradona contro il Napoli campione d'Italia in carica, e altri momenti complicati.
Come, ad esempio, il pareggio contro il Genoa a Marassi nell'ultima partita del 2023 ma anche la vittoria al 93' firmata Frattesi nella prima gara del 2024 a San Siro, tre punti contestati per un episodio arbitrale ma segnati anche dal rigore sbagliato dai gialloblu per il pari all'ultimo istante. Sembrava l'inizio della classica fase di calo delle squadre di Inzaghi a gennaio, ma è stato solo l'antipasto del periodo d'oro di Lautaro e compagni, capaci di vincere sempre (trionfo in Supercoppa italiana compreso) dal 6 gennaio appunto contro il Verona fino al 17 marzo, fermati dal Napoli sul pareggio a San Siro dopo dieci vittorie consecutive.
Stavolta, rispetto al 2021/22, avere l'asterisco in classifica per la gara da recuperare con l'Atalanta (appunto per gli impegni in Arabia Saudita per la Supercoppa) non ha avuto impatti negativi, anzi: il momentaneo sorpasso della Juventus in classifica ha infatti solo regalato ulteriore carica ai nerazzurri, fino allo scontro diretto di febbraio. La decisiva autorete di Gatti nel big match ha avuto l'effetto da un lato di lanciare definitivamente la fuga tricolore interista e dall'altro di portare al crollo dei bianconeri. Nemmeno la delusione per l'eliminazione in Champions League contro l'Atletico Madrid agli ottavi ha intaccato la corsa dell'Inter, anche quando le gambe hanno iniziato ad andare più lente per la fatica di tante gare stagionali. Fino all'apoteosi della vittoria dello scudetto nel derby: la più classica delle ciliegine sulla torta di una cavalcata trionfale verso la seconda stella.
Scudetto Inter: fuga e trionfo, cavalcata fino alle stelle
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