La Lega di Serie A non arretra di un passo. E anzi rilancia per avere "maggiore autonomia, sul modello inglese, dove il veto della federazione è una clausola residuale di salvaguardia qualora la lega dovesse adottare soluzioni sproporzionate", perché "il sistema calcio presenta arretratezza di modelli organizzativa e fragilità istituzionali, come l'eccessivo accentramento di poteri in capo a una sola figura, il presidente federale". A dirlo è Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A, intervenuto in audizione nella Commissione cultura, istruzione e sport del Senato per illustrare le prospettive di riforma del calcio italiano. Che passano tutte o quasi dalla possibilità di ridurre il potere della federazione perché, senza l'introduzione di meccanismi di "checks and balances", ossia di controllo e bilanciamento reciproco, "il rischio che ci possano essere delle derive di tipo autoritario è elevato", prosegue Casini.
Per i club del massimo campionato italiano, quindi, "le regole attuali non sono adatte ad evitare conflitti e contrasti, soprattutto se la componente che guida il calcio italiano e lo finanzia, e che dovrebbe essere libera di prosperare per il bene di tutti, si trova a dialogare su azioni che bloccano la situazione". Ma la rinascita del calcio italiano, secondo la Lega di Serie A, non passa solo per l'adozione del modello inglese con un "endorsement da parte governativa", perché "avere una Serie A più forte è una conseguenza politica".
Per gli arbitri, ad esempio, Casini invoca il professionismo sul modello inglese in quanto questi "sono troppo poco autonomi rispetto al potere federale", così come una "maggiore indipendenza dei giudici", in quanto "oggi il sistema endofederale, come disegnato, non assicura una vera imparzialità" fino ad arrivare a ripristinare il vincolo sportivo perché la riforma entrata in vigore "si sta rivelando nefasta".
Il numero uno della massima lega italiana, poi, torna a parlare anche di stadi, tema particolarmente caldo anche in vista di Euro 2032 che l'Italia organizzerà insieme alla Turchia. La richiesta, in questo caso, è di dichiararli "opere strategiche di interesse nazionale con l'attivazione di una cabina di regia a Palazzo Chigi, presieduta dal ministro per lo Sport, per esaminare i dossier dei progetti e sbloccarli".
Il progetto di riforma della Lega Serie A, quindi, non arretra ma anzi chiede una soluzione stile Premier, modello al quale il massimo campionato continua a guardare per risolvere i problemi del calcio italiano.