"Matildina" è in pista, proprio in una delle gare vinte lo scorso anno. Ci sono forza e tecnica, la determinazione e l'entusiasmo di una ragazza, di un'atleta. È questa la foto sulla bara di Matilde Lorenzi, la sciatrice della Nazionale juniores tesserata con l'Esercito, morta a 19 anni, in un incidente in allenamento in Alto Adige, sui ghiacciai della Val Senales, con altre azzurre e dove il fidanzato Federico Tomasoni, campione di skicross, è stato con lei fino all'ultimo, dopo averla accompagnata verso le piste. Matilde adesso è nella parrocchia della sua Valgioie, dov'è nata, sui tornanti in salita di una delle strade che portano alla Sacra di San Michele, dove la Val Sangone si apre dalla Val di Susa. Sul feretro di lei, che avrebbe compiuto 20 anni il 15 novembre, nella camera ardente in chiesa sono posati piccoli angeli bianchi. C'è una rosa rossa e, accanto, altri mazzi di rose.
La sua foto ricordo è il profilo del suo volto, una maglietta che sbuca sotto un pullover leggero, i lunghi capelli scuri, con lo sfondo di un tramonto infuocato tra le sue montagne, in una serata tiepida e assolata, come oggi. "Siamo orgogliosi di lei" dice papà Adolfo con mamma Elena. "È nata qui, la conosciamo tutti" spiegano i residenti di borgata Tortorello, quella in alto, vicina al Municipio, dove per alcune case la strada asfaltata finisce per dare spazio ai prati. In tutto a Valgioie, 800 metri di altitudine, dove sono tornati a vivere papà e mamma dell'atleta, ci sono un migliaio di anime. Per lei e la sorella maggiore i genitori si erano trasferiti a Sestriere, dove gli impianti hanno potuto forgiare due atlete. Lucrezia era già in Nazionale e Matilde l'anno scorso si era presa il titolo italiano assoluto e giovani supergigante. "Avremo bisogno di tutti - ripete adesso il padre -. Abbiamo un progetto di ricerca per la sicurezza in pista in nome di Matilde da portare avanti. Siamo tanti, ce la faremo e bene. Era una precisa, lei. Siamo già andati da un notaio, abbiamo la Federazione che ci sta vicino. Presto faremo sapere come raccoglieremo i fondi".
Una folla verso sera ha aspettato l'ora del rosario nel piazzale della chiesa di San Lorenzo, in centro a Giaveno, riempiendo anche le navate laterali in piedi. Gli abbracci a mamma e papà, ai fratelli Matteo, Giosuè e Lucrezia, insieme alla nonna materna, Rosina, hanno riempito il silenzio per oltre un quarto d'ora prima della funzione e per quasi un'ora quando è terminata. "Ogni parola di fronte alla morte è inutile, soprattutto quando accade per una giovane, come per Matilde. Toglie la voglia di vivere. Stasera allora proveremo a fare silenzio, per trovare uno spiraglio di luce che è la fede, quindi la vita, soprattutto la vita eterna". Qui a Giaveno, un centro di circa 17mila abitanti, meno di sei chilometri più a valle, domattina alle 10 si terranno i funerali, nella stessa chiesa. A celebrare sarà monsignor Alessandro Giraudo, vescovo ausiliare di Torino. Il paese sarà lutto cittadino e alle 10 si osserverà un minuto di silenzio negli uffici pubblici e le scuole di ogni ordine e grado del territorio. "Matilde aveva fatto tutte le scuole qui, a partire dall'asilo, la notizia della sua morte ha provocato nella nostra comunità un grandissimo dolore. Lei aveva portato il none della Val Sangone, di Giaveno e di Valgioie, in tutto il mondo, per noi è un dovere renderle omaggio", le parole del sindaco, Stefano Olocco.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it