Sono quattro i momenti salienti che hanno contrassegnato la carriera di Gianmarco Tamberi, il campione di salto in alto marchigiano che stamani a Urbino ha tenuto una lectio magistralis a chiusura del conferimento della laurea honoris causa in Scienze dello sport dall'Università degli studi Carlo Bo.
Quattro momenti, tutti legati al coraggio di scegliere, che sono stati raccontati dallo stesso Tamberi, parlando agli studenti che hanno affollato l'aula magna.
"Nel 2009 - ha ricordato - mi sono trovato di fronte al bivio se continuare il mio percorso da cestista, lo sport che amavo con tutto il cuore, o scegliere il salto in alto la disciplina per cui probabilmente ero nato. Come potete immaginare - ha sottolineato - se avessi seguito solo la parte emotiva non sarei qui oggi a parlare e a guardare a ciò che è stato fatto in questo lungo percorso". "In quel caso ha prevalso la parte razionale e mettere insieme oggettivamente le informazioni che avevo sul mio possibile percorso atletico, mi hanno fatto propendere per una scelta più logica verso il salto in alto e avevo solo 17 anni. Se non avessi iniziato lì non sarei arrivato qui oggi", ha detto Tamberi.
"La seconda scelta è stata emotiva", ha spiegato il campione, ricordando l'infortunio che gli impedì di partecipare alle Olimpiadi di Rio. "I dottori - ha ricordato - mi dicevano che forse sarei tornato a correre ma difficilmente a saltare, ma fu in quel momento che mi misi in testa di tornare a gareggiare e come obiettivo mi ero prefissato di vincere Tokyo 2020.
Nel 2022 la terza scelta, quella più difficile, uscire dalla comfort zone - ha proseguito Tamberi - Dopo 13 anni che mio padre mi allenava, con tanti problemi relazionali che non starò a discutere qui oggi, ho scelto di cambiare allenatore e quindi di mettermi in gioco, ho scelto di provare a capire di poter conseguire gli stessi risultati anche con un'altra persona". "Uscire dalla comfort zone mi ha permesso di capire chi sono io e quanto di quei risultati dipendevano da me e non solo da chi mi stava accanto. Quella scelta mi ha insegnato moltissimo", ha sottolineato l'atleta.
"La quarta e ultima scelta è stata quella di scendere in pedana a Parigi, quando qualche ora prima ero su un letto di ospedale - ha ancora spiegato - Molti mi hanno chiesto perché l'ho fatto, l'ho fatto perché serve il coraggio nella vita di affrontare le difficoltà". "Bisogna sempre mettersi in gioco senza paura di fallire, se si ha paura di fallire non si ha la possibilità di raggiungere grandi obiettivi e quindi non abbiate paura di sbagliare e di fallire, ma mettetevi sempre in gioco", ha concluso Tamberi rivolgendosi agli studenti e alle studentesse dell'ateneo.
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