All'indomani dell'annuncio del Comitato olimpico internazionale (Cio) sul termine di un mese entro il quale verrà presa una decisione sulle Olimpiadi di Tokyo, causa l'emergenza pandemia coronavirus, anche il premier giapponese Shinzo Abe per la prima volta allude alla possibilità di uno slittamento della data di inizio dei Giochi: "E' difficile poter pensare di organizzare l'evento in questo contesto, dobbiamo prendere una decisione che includa un possibile rinvio, dando la priorità alla salute degli atleti".
Il Canada "ha preso la difficile decisione di non inviare squadre" alle Olimpiadi di Tokyo quest'estate a causa del coronavirus, annunciano i comitati olimpico (Coc) e paralimpico (Cpc) canadesi. "Il Coc e il Cpc sollecitano il Comitato olimpico internazionale, il Comitato paralimpico internazionale e l'Organizzazione mondiale della sanità a rinviare i Giochi di un anno", affermano i due organi in una dichiarazione supportata dalle loro commissioni di atleti, organizzazioni sportive nazionali e governo del Canada.
Il presidente del Comitato organizzatore di Tokyo 2020, Yoshiro Mori, ammette che si stanno già analizzando scenari alternativi.
"Non è una decisione facile e nessuna scelta è stata fatta", dice, aggiungendo che le principali difficoltà risiedono nell'ascesa repentina dei costi e la disponibilità futura degli impianti.
"Rinviare" è l'unica soluzione possibile, secondo il n.1 dell'atletica mondiale Sebastian Coe, che argomenta dal punto di vista degli atleti la richiesta di avere presto date certe: chi si prepara alle Olimpiadi, infatti, vive oggi "una situazione di disparità" negli allenamenti, con atleti che si allenano normalmente, altri che vedono saltati i tornei di qualificazione e altri ancora che non possono neanche uscire di casa.
"Nessuno vuole vedere i Giochi rimandati ma - scrive Coe al presidente del Cio Thomas Bach - non possiamo tenere l'evento a tutti i costi, a spese della sicurezza degli atleti, e una decisione va presa rapidamente. Lo dobbiamo ai nostri atleti per dare loro tregua". Una posizione rilanciata dal Comitato olimpico Usa (Usopc), che rende atto al Cio di aver cercato di fare chiarezza, ma
sottolinea anche che "gli atleti si trovano tuttora ad affrontare una situazione di totale ambiguità".