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Coni: quarantennale scomparsa Giulio Onesti, Malagò 'un gigante'

'A lui dobbiamo tutto quello che abbiamo e che difendiamo'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 10 DIC - "Giulio Onesti è stato un gigante. A lui dobbiamo tutto quello che abbiamo e che continuiamo a difendere e ad onorare nel suo nome e nel nome dello sport italiano". Alla vigilia del quarantennale della sua scomparsa, il Coni, nelle parole di Giovanni Malagò, ricorda così il torinese classe 1912, "unanimemente riconosciuto il più grande presidente nella storia" del Comitato olimpico nazionale.
    Onesti è stato il protagonista nella ricostruzione del Coni nell'immediato dopoguerra. Nominato commissario straordinario del Coni col chiaro intento di dover liquidare l'ente considerato di matrice fascista, tra il 1944 e il 1946 Onesti avviò invece la sua opera di rilancio del Comitato olimpico "facendolo diventare negli anni - ricorda il Coni - un modello invidiato da tutto il mondo". Tra le sue intuizioni, l'ideazione della gestione dei concorsi pronostici sugli avvenimenti sportivi attraverso la Sisal, con l'introduzione del Totocalcio.
    Divenne per la prima volta presidente del Coni il 27 luglio 1946 al Consiglio nazionale elettivo svoltosi al Tennis Club Milano Alberto Bonacossa (fatto poi ripetutosi 75 anni dopo, quest'anno, con l'elezione di Malagò nello stesso circolo).
    Durante la sua presidenza l'Italia si è vista assegnare due edizioni dei Giochi olimpici: Cortina 1956 e Roma 1960, l'unica edizione olimpica estiva nel nostro Paese.
    Promotore e poi presidente dell'Associazione dei comitati olimpici nazionali, è stato l'ideatore della nascita dell'Associazione dei Comitati olimpici europei e ancora oggi la palazzina che ospita la sede del consesso internazionale al Foro Italico porta il suo nome. A Onesti è intestato il Centro di preparazione olimpica dell'Acqua Acetosa da lui fortemente voluto sin dalla fine degli anni cinquanta ed oggi fiore all'occhiello del Coni. E' stato anche l'ideatore dei Giochi della gioventù (1968) e tra i propulsori della Solidarietà olimpica, oggi uno dei capisaldi della politica di sviluppo del Cio in tutto il mondo. Lo stesso Cio - di cui fu membro a titolo individuale dal 1964 alla sua morte - nel 1976 gli assegnò la 'Coppa Olimpica', quale "doveroso tributo ad un dirigente che ha lasciato un segno indelebile nel panorama sportivo internazionale". (ANSA).
   

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