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Nausicaa Dell'Orto: 'Io picchiata da mio padre perché giocavo a football Usa'

La capitana dell'Italia, per lui era uno sport da maschi

Redazione Ansa

 Una storia di soprusi e violenza, ma anche di riscatto e successo. Nausicaa Dell'Orto è l'attuale capitana della nazionale di flag football, disciplina che dal 2028 farà parte del programma olimpico, ambasciatrice per la Nfl e produttrice di diversi documentari per Nfl Films e DAZN. Ma per avvicinarsi al football americano ha dovuto sfidare un padre che lei stessa non esita a definire "violento", un uomo di un'altra epoca - nato nel 1936 - incapace di accettare la passione della figlia per uno "sport da maschi".

"Da ragazza - confida all'ANSA Nausicaa Dell'Orto, intervenuta all'inaugurazione della seconda palestra Gold's Gym a Milano -, mio padre mi picchiava perché non voleva giocassi a football americano. Mi buttava via l'attrezzatura, il casco, il para spalle e io andavo a riprendere tutto prima che passasse la nettezza urbana. Prendevo le botte perché non mi accettava per quello che sono. Mi diceva che mi sarei fatta male, che non avrei guadagnato un euro e che non mi avrebbe portato da nessuna parte: invece ora nessuno potrà mai più dirlo perché questo è diventato uno sport olimpico e mi ha portato a visitare i posti più incredibili del mondo". Un rapporto che oggi non esiste più: ognuno ha preso la propria strada, senza più sentirsi. "Lui non sa quello che faccio", la considerazione amara ma al tempo stesso liberatoria.

"Le cose devono cambiare". Uno slogan a cui va dato un seguito concreto. "Anche per questa ragione ho collaborato con Fondazione Milan per il programma 'Assist' con cui vai a dare supporto alle comunità, alle carceri e alle donne che vivono situazioni difficili e faccio parte della associazione Medea che si occupa del problema della violenza sulle donne, raccogliendo fondi per case rifugio".

Nausicaa è in prima fila per evitare nuovi casi come quello di Giulia Cecchettin. "E' solo l'ultimo, succedono all'ordine del giorno. È inquietante pensare che appena abbiamo saputo della sua scomparsa abbiamo tutti pensato che l'avesse uccisa. Non può essere la normalità. Conosco tante ragazze che hanno avuto un partner manipolatore. Quindi, secondo me, è molto importante parlare delle violenze perché sono molto più comuni di quello che pensiamo ed è importante attivarsi, fare volontariato per le associazioni per aiutare chi ha bisogno. Solo così le cose miglioreranno". 

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