(ANSA) - BOLOGNA, 20 FEB - "Quando abbraccio i miei
giocatori, tutti pensano che siano loro ad aver bisogno di
quell'abbraccio, ma alla fine la verità è che ne ho bisogno io.
Ed è la stessa cosa con mia figlia: l'abbraccio perché penso che
sia lei ad averne bisogno, invece mi sono reso conto che ne ho
più bisogno io".
"Sento che la responsabilità che ho è quella di fare in modo
che gli altri stiano bene, che sia un mio giocatore o mia
figlia, è una questione di altruismo che nel momento in cui
scegli di fare l'allenatore o il padre è indispensabile".
Pozzecco e la moglie da pochi giorni sono diventati genitori
della piccola Gala e questa settimana il coach e gli azzurri
saranno impegnati a Livorno per la partita di qualificazione ai
mondiali contro l'Ucraina il 23 febbraio, poi a Caceres il 26
contro la Spagna.
"Mi piacerebbe che mi venga riconosciuto di voler far
rivivere la nostra professione in modo più romantico, prima
dell'avvento di interessi economici diversi da quelli di un
tempo - confida - Sono nato in una famiglia in cui mio padre
giocava e percepivo che si divertiva con i suoi compagni di
squadra, poi quando allenava i suoi ragazzi venivano a cena a
casa nostra - ricorda Pozzecco - E mi piace pensare che io
riesca a ricostruire in una squadra di pallacanestro qualcosa di
simile a una famiglia; adesso ho una famiglia, e noto delle
similitudini".
Poi fa una citazione dal libro di Vito Mancuso "Il coraggio
di essere liberi": "Ci dice che siamo costretti ogni volta a
indossare una maschera a seconda del contesto, da padre, da
fratello, da amico, da allenatore… e che siamo noi stessi solo
quando siamo soli. "La verità - prosegue Pozzecco - è che io
sono me stesso quando sono con questi ragazzi e con la mia
famiglia, sono libero e felice in quel momento lì". (ANSA).
Pozzecco, voglio una pallacanestro più romantica
Il ct a cuore aperto tra famiglia e Nazionale