Un medico spregiudicato, almeno 150 atleti senza remore etico-morali: lo sport britannico è sotto-accusa, dopo le rivelazioni circa l'uso di pratiche dopanti da parte di numerosi campioni di tutti gli sport. Provenienti non solo dall'atletica leggera o dal ciclismo, ma anche stelle della Premier League (giocatori di Arsenal, Chelsea e Leicester) e tennisti.
Il sospetto, sollevato dal Sunday Times, è che la Ukad non sia intervenuta adeguatamente quando nel 2014 un atleta, trovato positivo e squalificati per doping, aveva rivelato i programmi dopanti praticati nella clinica londinese. Una rivelazione rimasta senza conseguenze. La difesa della Ukad è che non trattandosi di una clinica legata allo sport non poteva rivendicare alcuna giurisdizione, limitandosi - come poi sostiene di aver fatto - a passare l'informativa ad un altro ufficio sanitario. Contattato dalla Bbc, Bonar ha sì confermato di aver lavorato con atleti professionisti, utilizzando però esclusivamente sostanze "non proibite", e solo per curare problemi di salute regolarmente accertati. Parole che stridono però con quelle video-registrate con la complicità di un aspirante atleta, al quale lo stesso Bonar prescrive sostanze dopanti. Uno scandalo che si abbatte sullo sport della nazione che di più - almeno a livello di media - ha condotto battaglie contro il doping nel recente passato.
Contro Lance Armstrong, l'uso sistemico nell'atletica leggera, il nuoto. Ma che stranamente ha sempre avuto un occhio di riguardo verso gli sport più ricchi, a cominciare dalla Premier League, ma anche il tennis. Ignorando immancabilmente i rumors sui propri atleti, da Chris Froome a Paula Radcliffe fino a Mo Farah. Campioni molto chiacchierati, inseguiti da ambiguità e strane coincidenze. Senza mai sollevare alcun dubbio neppure sull'exploit della squadra britannica alle Olimpiadi di Londra 2012, capace di conquistare addirittura 65 medaglie (dietro solo a colossi come Stati Uniti e Cina). La migliore prestazione di sempre degli atleti di Sua maestà che solo quattro anni prima a Pechino si erano dovuti accontentare di 47 medaglie. Non si sono fatte attendere le prese di posizioni di chi si è sentito, direttamente o meno, coinvolto nello scandalo. A cominciare dai club citati da domenicale. Nonostante Bonar abbia rivelato di essere stato contattato dai giocatori a titolo del tutto personale, scagionando di fatto le rispettive società, Arsenal e Chelsea hanno chiesto che venga fatta chiarezza al più presto, respingendo ogni responsabilità.
Doping: dal tennis alla Premier, scandalo in Gran Bretagna
Inchiesta 'Sunday Times', 150 atleti coinvolti