Caos ai seggi della Catalogna, caos al Camp Nou. Barcellona-Las Palmas alla fine si è giocata con una soluzione-compromesso: a porte chiuse. Una decisione, presa in extremis a pochi minuti dal fischio d'inizio del match in programma nel giorno del referendum indipendentista catalano. "Non si gioca", anzi sì: i dirigenti del Barca volevano forzare la mano alla Federcalcio di Madrid e anche ai 'Mossos' e non scendere in campo, ma i giocatori hanno chiesto di evitare lo 0-3 a tavolino e ogni tipo di scontro. Questa la ricostruzione dei media spagnoli del giorno più lungo e controverso, con notizie che si sono susseguite e smentite l'un l'altra. Di fatto, il Barcellona è sceso in campo al fianco "del diritto democratico dei cittadini catalani" ad esprimersi col voto. E con una maglia a strisce gialle e rosse, quella che rappresenta la bandiera catalana, ma solo per il riscaldamento. Il Las Palmas invece ha cucito sul petto la bandiera della Spagna: "E' il nostro voto a una consultazione immaginaria, che nessuno ha mai convocato. Crediamo nell'unità della Spagna". Nel giorno più difficile per l'unità della Spagna anche il calcio che conta con Messi e compagni ha detto la sua, minacciando a lungo di non giocare affatto. "Siamo 'mes que un club', non dobbiamo andare in campo", aveva tuonato nella mattinata Augustì Bendito, dirigente del club e rivale del presidente Bartomeu. Da Madrid, la federazione calcistica spagnola e poi la Liga avevano opposto il loro no alla richiesta del club di rinviare la partita. A quel punto, il presidente Bartomeu ha preso contatto con i 'Mossos', la polizia catalana, per vedere se c'erano le condizioni di sicurezza in una regione in cui la conta dei feriti per gli incidenti ai seggi supera le 400 persone. I dirigenti della polizia catalana sono andati allo stadio, hanno parlato con gli arbitri, hanno visto che le migliaia di tifosi fuori dai cancelli ancora chiusi erano tranquilli, e hanno deciso: si può giocare. E' stato a quel punto che il tam tam dei media ha annunciato il rinvio della partita. Ma era una decisione unilaterale dell'esecutivo della società, con un sicuro 0-3 a tavolino e il rischio di sanzioni anche più pesanti.
Quindi sono intervenuti i giocatori. Piqué, simbolo dell'appoggio alle cause indipendentiste catalane, in mattinata era andato a votare accolto al suo seggio da cameramen, fotografi e applausi. "Quel che sta accadendo è una vergogna, le immagini parlano da sole", il suo commento all'intervento della polizia che ha deciso di bloccare il voto con la forza. "Il Barcellona condanna i fatti accaduti in Catalogna, volti a prevenire il diritto democratico dei cittadini ad esprimere liberamente il proprio voto", è stata la dura condanna del club simbolo della Catalogna. Ma i giocatori, da Suarez a Messi, avevano già chiesto di giocare. "Non potevamo subire una penalizzazione di punti: abbiamo giocato a porte chiuse non per motivi di sicurezza, ma come segno di protesta". Alla fine Barcellona batte Las Palmas 3-0, una vittoria senza applausi.
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