Gli stadi tornano pieni e con loro riemergono i vecchi problemi. Dagli scontri tra le tifoserie agli episodi di razzismo, passando per le intimidazioni ai calciatori: il 2023 si è già macchiato di molte di queste situazioni e il report dell'AIC, censito però sulla stagione 2021-22, rappresenta, secondo il ministro Abodi, "un grido d'allarme".
Per il momento, però, le perplessità sollevate in passato dal garante per la privacy sull'utilizzo del riconoscimento facciale restano e per questo Abodi, nel frattempo, ha chiesto a tutti di abbassare i toni ("perché oggi raccogliamo ciò che abbiamo seminato") e ai club di troncare "rapporti equivoci con le tifoserie". Non a caso i calciatori di colore sono il primo bersaglio dei casi di razzismo (39%), seguiti da quelli balcani (11%) e dell'America Latina (8%). A questi si aggiungono dei numeri citati da Gravina e che riguardano gli arbitri con 151 casi di violenza subiti dall'inizio della stagione in corso a fine gennaio. Basti pensare a quello più recente di Cissè in seconda categoria. "Dobbiamo fare sistema e combattere questa forma di cultura becera che deve essere espulsa dal nostro sistema" ha concluso Gravina che non dimentica le violenze che arrivano a mezzo digitale e per le quali si è augurato "un intervento drastico". I social network, infatti, nel 9% dei casi si confermano uno strumento per esercitare odio, violenza e intimidazioni, con le cattive prestazioni, seguite dal razzismo, che restano la principale motivazione di questi comportamenti.
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