(ANSA) - ROMA, 14 MAR - Gli stadi, nuovi o ristrutturati,
dovrebbero sfruttare le loro misure e la loro architettura per
diventare il fulcro di quella che viene denominata 'comunità
energetica', associazione tra pubbliche amministrazioni, aziende
e cittadini in cui ciascun componente è dotato di impianti
condivisi per la produzione e il consumo di energie rinnovabili.
E' la proposta del prof.
"Grandi infrastrutture ad uso pubblico come gli stadi,
proprio per le loro caratteristiche, possono diventare una
risorsa per i cittadini e le comunità che vivono nei loro
dintorni, grazie all'installazione sulle coperture di pannelli
fotovoltaici - afferma il docente -. Bisognerebbe valutare anche
questo aspetto, insieme a quello della fruizione sportiva e a
quello commerciale, che spesso diventa tra i principali motivi
di rallentamento o blocco delle autorizzazioni da parte degli
amministratori pubblici". "Uno stadio, se va bene, viene usato
tre volte alla settimana - sottolinea De Lieto Vollaro - ma come
produttore di energia funzionerebbe ogni giorno e, oltre a
diventare autonomo sotto il profilo energetico senza impatto
ambientale, nè architettonico, potrebbe fornire energia
elettrica pulita a migliaia di persone".
Uno stadio come l'Olimpico di Roma, se fosse dotato di
pannelli fotovoltaici sulla copertura, potrebbe
produrre 7/800 mila kilowattora l'anno, diventando energicamente
indipendente ma potendo anche cederne parte alla comunità
adiacente. Considerato che il fabbisogno annuo di una famiglia
media è di circa 2700 kwh, sarebbero molti i cittadini a poterne
godere. "Ora sia la tecnologia, sia le normative, vedi
Millerproroghe e decreti Pnrr - spiega ancora il docente - sono
tutte a favore di tale soluzione, che andrebbe implementata
subito, non solo per gli stadi nuovi ma anche per quelli da
ristrutturare". (ANSA).
Parla il docente, lo stadio diventi risorsa energetica
Prof.De Lieto Vollaro, con fotovoltaico luce a intero quartiere