Calcio

L'Italia riparte da Jorginho, rigori non mi fanno paura''

'Felice della chiamata, mai pensato di lasciare dopo gli errori'

Redazione Ansa

 L'Italia riparte da Jorginho, campione d'Europa a Wembley. "Non ho mai pensato di lasciare la Nazionale, ho ancora tanto da darle e da fare. E poi ci sono giovani interessanti, che stanno crescendo, forse non con le mie caratteristiche. Quindi per adesso dovete accontentarvi di me". Ammiccante, carico, in vena di battute, il centrocampista italobrasiliano si prende la scena a Coverciano in attesa di farlo in campo: se venerdì contro la Macedonia del Nord (al bando i brutti ricordi) o lunedì prossimo a Leverkusen contro l'Ucraina si confermerà in forma come davanti alle telecamere e ai taccuini, si rivelerà un aiuto fondamentale per Luciano Spalletti già atteso, dopo pochi mesi sulla panchina azzurra, ad un esame da dentro o fuori. Il ct aveva escluso Jorginho dai raduni di settembre ed ottobre ma le buone prestazioni in Premier con l'Arsenal sommate al desiderio, espresso chiaramente nel corso di varie telefonatee, lo hanno convinto a convocarlo per affidargli la cabina di regia negli ultimi due impegni dell'anno che valgono il pass al prossimo Europeo. "Vorrei provare di nuovo le emozioni vissute due anni fa a Wembley, così appena Spalletti mi ha chiamato gli ho risposto: arrivo. Ci tenevo tanto ad essere di nuovo qui" sorride sotto il pizzetto, gli occhi che brillano dietro gli occhiali, la voce flautata e il piglio da leader. Prossimo a centrare la 50e/a presenza in azzurro (è a quota 48), l'ultima volta che ha vestito questa maglia è stata a giugno in Nations League. "La mia radio è sempre rimasta accesa. L'obiettivo quando parlo in campo è sempre aiutare la squadra e le critiche, quando ci sono state, mi sono servite per continuare a migliorarmi. Dove sono cresciuto rispetto a due anni fa? Intanto a livello di esperienza. Ho cambiato squadra, allenatore, ho capito ancor più il gioco e come competere. Il che non significa soltanto giocare bene, ma anche usare l'esperienza e trasmetterla pure ai compagni oltreché a me stesso, per regalare gioia alla gente". Dopo i primi mesi di ambientamento il 32enne centrocampista è diventato un punto di riferimento dell'Arsenal di cui è vicecapitano: per adesso non ha intenzione di lasciare la Premier ma un giorno potrebbe tornare in Italia "anche se qui come altrove non sempre il talento viene riconosciuto". Nell'attesa torna a mettersi al servizio della causa azzurra e se ci sarà da battere un rigore non si tirerà indietro, neppure se accadrà nello stadio - l'Olimpico di Roma - dove ne fallì uno dei due contro la Svizzera nella gara di qualificazione al Mondiale. Un errore che risultò decisivo per il primo posto nel girone valevole per approdare direttamente in Qatar. "Grazie del bel ricordo - sorride -. Non decido io ma se dovessi andare sul dischetto sarei pronto senza problemi, senza alcun blocco". In ogni caso Spalletti gli ha chiesto prima di tutto "di tenere la squadra compatta e provare a fare un gioco propositivo. Confronti con Mancini? Non mi piace farli tra allenatori, comunque sono simili, sono esperti, parlano diretto, praticano il bel calcio, possesso palla, squadra alta, pressione". Servirà tutto questo e non solo venerdì contro la Macedonia del Nord per evitare di rivivere una notte da incubo come quella di Palermo dove lo stesso Jorginho era fra i titolari: "Mi aspetto un avversario chiuso, compatto, cercherà di colpirci in contropiede. Quindi dovremo essere organizzati e attaccare per segnare, ma senza concedere. Nei due confronti con la Macedonia abbiamo concesso due tiri e ci hanno fatto due gol. Ecco perché occorre massima attenzione. E speriamo di sfruttare l'energia dell'Olimpico dove è sempre bello giocare". Rivivere le emozioni europee e poi magari vivere il Mondiale, tutto questo frulla nella testa di Jorginho: "Ho tanti obiettivi, non fosse così dovrei smettere. Ma non ve li dico".
   

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