Luciano Spalletti cittadino onorario di Napoli e, come dice lui, da adesso "official scugnizzo". Sprizza entusiasmo il ct della Nazionale nel giorno in cui il Comune di Napoli, al Maschio Angioino, gli attribuisce la cittadinanza. "Non ho ancora preso casa in città, però è una cosa che può succedere anche perché da questo momento sono un vero scugnizzo", dice il tecnico nato e residente a Certaldo, in provincia di Firenze, che ha vinto il primo scudetto italiano della sua carriera lo scorso anno sulla panchina degli azzurri, in una città impazzita di gioia per il terzo titolo dopo i due dell'era Maradona.
"La cittadinanza di Napoli - ha detto Spalletti - ha un significato enorme, che veramente mi riempie di soddisfazione, di gioia, di felicità. Perché qui non si tratta solo dei risultati sportivi, ma del legame tra me e i napoletani, che è una cosa magnifica". Tanti i partenopei che hanno salutato e celebrato in strada il tecnico al momento del suo arrivo al Maschio Angioino, in una città che lo adora, come dimostrano i due sposi appena diventati marito e moglie al castello e che sono entrati in sala Baroni per fare una foto con il nuovo ct della nazionale appena diventato napoletano.
"Credo che questa cittadinanza di Napoli a Spalletti - dice il sindaco Gaetano Manfredi prima di consegnargli la certificazione - sia il giusto riconoscimento a un grande personaggio che ha dato tanto alla città e che ha amato tanto Napoli, ma che è anche molto amato. E' una giornata di festa, di riconoscimento del lavoro fatto, ma anche di augurio di un futuro molto positivo in primo luogo per il Napoli, ma anche per la nazionale di cui oggi Luciano Spalletti è l'allenatore". La cerimonia si è svolta secondo il cerimoniale, ma poi è proseguita fuori dagli schemi, con Spalletti conteso per i selfie dalle autorità, dai tifosi, fino ai guardiani del castello. Un bagno di folla che dimostra l'amore totale della città nei confronti del tecnico, che prova a spiegare quanto il suo Napoli sia stato diverso, ma ugualmente vincente, rispetto a quello di Maradona, l'ultimo uomo del calcio cui Napoli ha conferito la cittadinanza onoraria.
"La cittadinanza - dice Spalletti - la ebbe Diego, ma non facciamo paragoni di questo livello, non li reggo. Io ho avuto calciatori che hanno mostrato che lavorando tutti insieme, e anche insieme alla città, si può raggiungere il livello del numero uno del mondo". Presente alla cerimonia anche il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis. Lui e l'ex allenatore stanno mettendo da parte le tensioni che ci sono state nell'ultimo anno edoggi si abbracciano sul palco del castello di Napoli. "Perché ho lasciato la panchina? E' una cosa che è dispiaciuta anche a me - osserva Spalletti -, però volevo preservare questa bellezza che avevo nel cuore e non rimetterla subito in discussione: è una roba che nessuno può capire se non la prova direttamente come l'ho provata io. La presenza oggi di De Laurentiis mi fa piacere perché lo scudetto è stato determinato dal lavoro di tutti insieme. Questa compattezza di città, calciatori e di tutti quelli che hanno lavorato nel Napoli ha portato la bellezza che oggi tutti ricordiamo. E' il modo di fare che ci ha portato allo scudetto".
Un grande traguardo che De Laurentiis ha vissuto con orgoglio: "Vi prometto - ha detto - che lo scudetto sarà un'esperienza ripetibile. Non si può vincere ogni anno senza imbrogli. Anche se non cambi i giocatori, gli stessi non rispondono sempre allo stesso modo in campo, per appagamento, frustrazione, ma anche per il rinforzo delle altre squadre. E nella vittoria conta anche un grande comandante come Luciano, che da oggi è partenopeo e quindi possiamo chiedergli consulenze". Una battuta che porta Spalletti e De Laurentiis a ridere insieme.