La 'dieci' non esiste più. E' il grido, non tanto d'allarme, quanto nostalgico di due ex giocatori, Francesco Totti e Gianfranco Zola, che quel numero non solo lo hanno indossato, ma vissuto.
Perché è più di una maglia o di un ruolo, è uno status, un simbolo di quella qualità e libertà di inventare oggi interpretata diversamente e per certi versi spazzata via da un calcio moderno sempre più fisico e impoverito di talenti, sopratutto in Italia.
I 'dieci' di oggi - Messi a parte, si intende, perche' per reggere quel numero e quel ruolo nel calcio moderno bisogna essere extraterrestri - sono giocatori come Bellingham o Zirzkee_ tutt'altra cosa se confrontati agli anni '80 e '90 e i primi del 2000, quelli appunto dei Zola, Totti, Del Piero e Baggio.
Il loro modo di indossare quella maglia è un un lontano ricordo e ne sa qualcosa Dybala, a Torino schiacciato dal paragone con "Pinturicchio" e a Roma costretto a fare i recuperi di un terzino, o Calhanoglu, un dieci sempre più lontano dalla porta e abbassato in regia alla Pirlo.
"E poi bisogna avere le spalle larghe per quel numero là", il monito di Totti. E qui viene in mente Lorenzo Pellegrini, espulso qualche settimana fa con il Belgio, e costretto a fare i conti in Nazionale con un numero ancora più pesante di quanto non lo sia in un club. Ma quando all'ex capitano giallorosso chiedono se intravede qualche 'dieci' in Italia, la battuta è spiazzante e nasconde un pizzico di malinconia. "Magari potrebbe tornare…", il riferimento di Totti è a se stesso, perché poco prima aveva spiegato come alcune squadre lo avessero cercato e che l'idea di un "pazzo ritorno", anche se solo per qualche secondo, l'ha vagliata veramente. "Mai dire mai, anche se sarebbe difficile".
Eppure le parole dell'ex bandiera romanista, tra il serio e la nostalgia, mettono in luce quel sentimento - forse anche un po' triste - per un calcio che non c'è più. Ma non è quella della "pazzia" evocata da Totti, secondo Zola, oggi vicepresidente della Lega Pro, la strada per ridare la 'dieci' al calcio italiano in particolare. "C'è bisogno di lavorare tutti assieme - prova a spiegare -. Come italiani dobbiamo crescere di nuovo in questo senso, ricreando le condizioni giuste per riaverli". Ecco allora che investimenti sui giovani e seconde squadre possono essere delle soluzioni affinché l'Italia, e la sua Nazionale, non si debbano accontentare dei "Fantastici cinque" voluti da Spalletti a Coverciano prima dell'Europeo. I "Totti, Antognoni, Rivera, Del Piero e Baggio" di oggi devono tornare a stare in campo e non dietro una cattedra a trasmettere i valori di un ruolo sempre più sbiadito.
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