Alla fine, Bologna-Milan non si gioca. Non domani, né' a porte chiuse né in campo neutro. E una data per il recupero ancora non c'è, perché la Lega di serie A parla già di calendario congestionato e di prima finestra a febbraio, con annesse polemiche.
Dopo aver sperato invano che il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, potesse eventualmente modificare la sua ordinanza di stop alla partita prevista domani al Dall'Ara e considerare le porte chiuse, la Lega di serie A si era riunita stamattina d'urgenza per trovare l'alternativa: Como o Empoli campo neutro, questo lo scenario delineato. E invece, nonostante l'ok dai due stadi, nulla di fatto: la partita e' stata rinviata "a data da destinarsi".
"E' la soluzione più saggia", dice l'ad del Bologna, Claudio Fenucci, rivelando la volontà del club, chiave di volta della 'non-decisione' della serie A. A muovere il Bologna, la tutela della popolazione colpita dall'ondata eccezionale di maltempo e l'intenzione di devolvere parte dell'incasso agli alluvionati. "La decisione del sindaco di Bologna è incomprensibile", è stato invece il commento del presidente Milan, Paolo Scaroni, che arrivando in via Rosellini, sede della Lega, aveva parlato di due alternative (le porte chiuse o il neutro, appunto) sbarrando le porte alla possibilità di non giocare. "Ringrazio la Lega, è stata una scelta ci sensibilità verso il nostro territorio", il commento del sindaco Lepore dopo il rinvio.
Ma dalla serie A, arrivano altri umori. "Siamo rimasti sorpresi dall'ordinanza del sindaco, per due motivi. Generalmente - ha spiegato il n.1 di via Rosellini. Lorenzo Casini - queste decisioni sono prese dal prefetto, che provenisse dal sindaco ci ha sorpresi. Soprattutto, si è aperto un dialogo perché il presupposto è la presenza di 35 mila persone allo stadio. Si è tentato di interloquire col sindaco per poter giocare a porte chiuse, ma dal Comune non c'è stata disponibilità su questo".
A quel punto, "la scelta è diventata se imporre un campo neutro a 24 ore di distanza, imponendolo alle due squadre, oppure se rispettare l'ordinanza di un'autorità riconosciuta dalla legge e rinviare la partita. Precedente pericoloso? Detta così, no. È sempre un equilibrio delicato fra tutela di interessi pubblici e tutela della regolarità del campionato. Quello che è certo è che in futuro dovremo essere tutti attenti e valutare ogni possibile alternativa, per noi le porte chiuse potevano essere praticabili: è pur vero che poi la situazione nella regione, e in particolare a Bologna, è stata particolarmente difficile. Scaroni ha parlato di scelta incomprensibile? Nella misura in cui non ha valutato l'opzione porte chiuse, però a fronte di una non modifica dell'ordinanza non era possibile", ha concluso.
Al termine di una giornata convulsa (al limite del paradossale, visto che il neutro era dato come ipotesi oramai a un passo), ha dunque alla fine prevalso la linea del Bologna, che sin da ieri mattina aveva contattato la Lega per chiedere un rinvio, non concesso. Sulla situazione era poi calata ieri l'ordinanza del sindaco Matteo Lepore: al Dall'Ara non si gioca. Sorpresa iniziale negli uffici della Lega, perché si chiudeva la strada a ogni possibile alternativa.
Così stamane, prima dell'Assemblea dei 20 club chiamati a discutere della riforma dello statuto del calcio, è stato convocato un consiglio straordinario. Quasi due ore di riunione, poi una pausa per far cominciare l'assemblea e sondare il clima, e il ritorno in cda: oltre alla volontà del Bologna, deve aver prevalso la voglia di non litigare tra club in una fase politicamente delicata. Ora, si cerca una data libera. Milan e Bologna sono impegnate in Champions, e oltre alle partite della prima fase si aggiunge l'incognita play off. Le due finestre potevano essere la settimana 16-23 novembre (ma se l'Italia gioca il 17, le nazionali sudamericane sono in campo il 19) e 15-22 dicembre (ma il Milan ha il suo turno di campionato il 20). Così, si guarda a febbraio.